Manuale semiserio di autodifesa emotiva: come (soprav)vivere alla suocera prima e dopo il divorzio.

Tempo di lettura: 9 minuti

Introduzione – “Quel fastidioso effetto collaterale chiamato suocera”

Ci sono cose che perdi con il divorzio…
L’anello, le domeniche in famiglia, la pazienza, la dignità durante certe litigate.
Ma tra le cose che smetti di avere, ce n’è una che nessuno dice ad alta voce… e che invece andrebbe celebrata con un brindisi: la suocera.

Già, proprio lei. Quella che ti accoglieva a casa con un sorriso stiracchiato e lo sguardo che diceva: “Non sei abbastanza per mio figlio” oppure “Non hai ancora capito mia figlia”.
Quella che ti spiegava come vestire i tuoi figli, come cucinare meglio (cioè come cucinava lei), come tenere casa (cioè come NON la tenevi tu).
Oppure quella che stava zitta. Ma in quel silenzio… c’era più giudizio che in dieci sedute di terapia.

Non tutte le suocere sono così, d’accordo. Alcune sono alleate, confidenti, seconde mamme. Ma diciamocelo: in moltissime coppie la suocera è una presenza costante, e spesso un detonatore silenzioso.
Non urla, ma insinua. Non comanda, ma “consiglia”. Non si impone, ma ti fa sentire in colpa quando non segui il suo consiglio.

Ecco perché oggi, da divorziati consapevoli e con (un po’ di) sangue freddo in più, possiamo dirlo senza sensi di colpa:

Il divorzio ti libera anche da certi parenti acquisiti. E no, non è egoismo. È sopravvivenza emotiva.

Ma la questione è più profonda (e più comune) di quanto sembri. Perché i rapporti tra suocere e nuore (ma anche con generi e figli) sono oggetto di studi scientifici che ci dicono una cosa molto chiara: quando la famiglia d’origine è troppo presente, la coppia vacilla. E se nessuno prende posizione… la suocera prende possesso.

Pronti a scoprirlo insieme?

1. Non è (solo) una barzelletta: i dati parlano chiaro

Avremmo potuto lasciarla lì, tra le barzellette da Settimana Enigmistica e le freddure da cena coi colleghi: “Cos’è una suocera? L’ultima prova dell’amore vero.”
Ma no. Le suocere sono un fenomeno troppo serio per essere liquidato con una battuta.
E la scienza, purtroppo, lo conferma.

Secondo una ricerca della psicologa Terri Apter della Cambridge University, più del 60% delle donne ha dichiarato che la relazione con la suocera ha causato loro infelicità e stress a lungo termine. Non per un mese. Non per un pranzo. Per anni. E no, non si trattava di suocere-matriarca da fiction messicana: erano madri apparentemente “normali”, spesso persino affettuose.

E non è solo una questione femminile.
Uno studio del 2022 pubblicato su Evolutionary Psychological Science ha mostrato che sia uomini che donne litigano di più con le suocere che con le proprie madri.
E non è finita: le madri, a loro volta, hanno più problemi con le nuore che con le proprie figlie. Come dire: le famiglie si allargano, ma i conflitti pure.

Non esistono statistiche ufficiali precise, ma gli esperti stimano che i conflitti con le famiglie d’origine contribuiscano a circa il 40% delle crisi matrimoniali negli USA.
Altro che incompatibilità di carattere.

Le interferenze genitoriali, comprese quelle da parte della suocera, possono infatti influenzare negativamente la soddisfazione coniugale.
Quando la madre della moglie interviene continuamente nelle decisioni della coppia o critica genero o nuora, il rischio è che lo stress cresca e l’equilibrio salti.

🎯 Tradotto per chi ha ancora incubi la notte:

“È iniziato tutto con un consiglio su come piegare gli asciugamani. Tre mesi dopo, tua suocera stava scegliendo le tende della camera da letto, correggendo la dieta del tuo cane e suggerendoti un corso di gestione della rabbia. Che non avevi richiesto.”

📦 BOX – Sapevi che…?

  • Le madri hanno più conflitti con le nuore che con le figlie.
    Evolutionary Psychological Science, 2022 – PsyPost
  • Gli uomini hanno più tensioni con le suocere che con le proprie madri.
    Stesso studio (2022), oltre 1.000 adulti coinvolti
  • Più del 60% delle donne ha dichiarato stress duraturo per via della suocera.
    Terri Apter, University of Cambridge – Newsweek
  • Sembra che in Italia il 30% delle separazioni sia legato all’ingerenze familiari.
    Libro Finché suocera non vi separi

2. Madri, figli e figlie: quando i confini si fanno liquidi (e tossici)

Non è solo questione di “lei racconta tutto a sua madre”. Sarebbe troppo facile.
Le tensioni con la suocera spesso nascono ben prima del primo litigio familiare. E affondano le radici in relazioni disfunzionali mai evolute, che – come un bagaglio a mano pieno di esplosivo – vengono portate all’interno della coppia. Con inevitabili conseguenze.

🔹 Il figlio che non è mai diventato uomo

Ci sono madri che non lasciano mai andare i figli, e figli che non sanno staccarsi. Relazioni simbiotiche, fatte di complicità, colpa e aspettative reciproche. In questi casi, la partner è vista come una “minaccia” all’equilibrio affettivo madre-figlio.
E quando l’uomo si trova a scegliere tra l’affermazione della propria identità nella coppia e il bisogno di accontentare la madre… spesso resta a metà. E nessuna delle due lo perdona per davvero.

In alcune coppie, il vero triangolo amoroso non è con l’amante, ma con la madre.

🔹 La figlia che non ha mai lasciato casa (emotivamente)

Esistono donne che portano la madre dentro la relazione come se fosse un’app sempre aperta sullo sfondo.
Sono cresciute con madri direttive, iper-presenti, onniscienti, e non hanno mai davvero sviluppato una propria autonomia emotiva. Così, anche quando convivono o si sposano, continuano a chiedere approvazione, consigli, conferme alla figura materna.
Il partner, in questi casi, non è solo l’uomo con cui dividono il letto: è quello con cui confrontano ogni scelta fatta con la mamma. Dalla scuola dei figli al colore delle tende.

🔹 La madre che non ha altro da fare… se non vivere attraverso la figlia

Ci sono poi suocere che non sono cattive, né competitive. Ma sono solitarie, trascurate, ignorate dai loro mariti da anni. E trovano nell’unico legame ancora vivo – la figlia – una possibilità di sentirsi utili, presenti, centrali.
Solo che quel bisogno di senso si trasforma presto in una presenza costante e invadente, che penetra nella coppia sotto forma di telefonate quotidiane, consigli non richiesti, richieste di coinvolgimento in ogni decisione.

“Non ti ha sposato per controllarti. Lo fa solo perché sua madre le ha detto che è giusto così.”

🔹 Perché la suocera crea problemi, e il suocero (quasi) mai?

C’è una domanda che prima o poi sorge spontanea, soprattutto quando si parla di conflitti familiari:
perché nei racconti (e nei drammi) di coppia c’è sempre la suocera, e mai il suocero?
Dov’è il padre in tutto questo?

No, non è solo un cliché. È un pattern osservato e documentato anche dalla ricerca.
Uno studio pubblicato su Evolutionary Psychological Science nel 2022 ha rilevato che sia uomini che donne riportano conflitti più frequenti con le suocere che con i suoceri.

La psicologa Terri Apter (Cambridge University), dopo vent’anni di ricerche su centinaia di famiglie, ci spiega – nel libro What Do You Want from Me? – che molto spesso i conflitti suocera-nuora sono legati alla percezione di minaccia al proprio ruolo all’interno della famiglia: la madre teme di essere rimpiazzata, la nuora di non essere mai all’altezza

Ma torniamo alla domanda iniziale: perché questo non accade con i padri?

La verità è che i padri partecipano alla vita dei figli in modo diverso.
Non sono marginali, né disinteressati. Ma, salvo rare eccezioni, non cercano di orientare la vita dei figli adulti dall’esterno.

✅ Intervengono se viene richiesto.
✅ Offrono supporto, non direttive.
✅ Sanno lasciare spazio, ma anche mettere in discussione con autorevolezza, senza bisogno di assecondare.
✅ E, soprattutto, non si sentono spodestati se i figli fanno scelte diverse da quelle che avrebbero fatto loro.

Questa posizione di equilibrio – né invadente, né passiva – è ciò che rende spesso il suocero una figura neutra nei conflitti familiari. Non perché non abbia un’opinione, ma perché sa che il suo ruolo non è quello di dirigere, bensì di osservare, ascoltare, e – se serve – consigliare con misura.

“Il suocero è quello che ti aiuta a montare il mobile Ikea e poi ti lascia sbagliare in pace.
La suocera, invece, legge il manuale, ti corregge, e poi dice che tuo padre lo avrebbe fatto meglio.”

Questa differenza di postura non è solo caratteriale: è culturale, psicologica, e anche generazionale.
Le madri – soprattutto quelle della generazione dei nostri genitori – hanno investito moltissimo nella costruzione dell’identità familiare, e faticano molto di più a rinegoziare il loro ruolo quando i figli diventano adulti.

In una coppia sana, però, ognuno dovrebbe avere il proprio posto. E sapere quando è il momento di far spazio.
Ma quando quel passaggio non avviene, e i confini non vengono mai definiti… allora sì, che la suocera può diventare una presenza pervasiva.
E la differenza tra famiglia allargata e relazione sotto assedio si fa sottile.
I padri – meno coinvolti, meno emotivamente legati – spesso non si sentono spodestati. Le madri sì.

3. Figlio di mamma, marito in affitto

Esistono situazioni in cui la causa principale del conflitto è lui.
Il marito. Il genero. Il figlio.

Perché non è (solo) la suocera a creare problemi, ma il fatto che lui non prenda posizione, non protegga la nuova famiglia, e si comporti come se la sua vita fosse una continua mediazione tra “le due donne più importanti della sua vita”.
Spoiler: una coppia non regge se uno dei due è ancora il “figlio di mamma”.

Questa dinamica ha radici profonde. La teoria della differenziazione del sé proposta da Murray Bowen spiega come la maturità emotiva di un individuo si misuri anche dalla capacità di separare la propria identità dai legami familiari originari.
In altre parole: puoi voler bene a tua madre, ma non puoi portartela in salotto ogni volta che c’è un conflitto con tua moglie.

Quando il legame con la madre è ancora regolato da complicità affettiva, attaccamento psicologico o senso di colpa, l’uomo rischia di non essere mai completamente presente nella relazione di coppia.
E in quel vuoto, la suocera si insinua. Non sempre per malafede: a volte è proprio lui che le lascia spazio.

Una scena già vista?

“Perché non mi hai difesa?”
“Difesa da cosa?”
“Quando ha detto che ‘certe madri moderne lasciano i figli in balia degli schermi’, stava guardando me.”
“Ma dai… non si riferiva a te.”
“Ero l’unica madre al tavolo. E mi fissava negli occhi.”
“Era solo una battuta.”
“Le battute fanno ridere. Lei voleva colpire.”
“Ma cosa volevi che facessi? Che litigassi con mia madre davanti a tutti?”
“Volevo che prendessi posizione. Che fosse chiaro con chi stai. Guarda che sei sposato con me, non con lei.”

Questo scambio racchiude l’essenza del problema:
👉 confini sfumati,
👉 assenza di una transizione chiara da “figlio” a “partner”,
👉 e una paura infantile di deludere la madre che si traduce in frustrazione per la compagna.

Finché l’uomo non riesce a differenziarsi emotivamente dalla propria famiglia d’origine, ogni tentativo di equilibrio sarà instabile.
E la suocera, anche senza alzare mai la voce, continuerà a dettare il clima relazionale della coppia.

“Non c’è bisogno di una madre manipolatrice. Basta un figlio non autonomo.”

4. La figlia con l’auricolare (e sua madre in regia)

In ogni discussione di coppia c’è chi risponde d’impulso, chi riflette, e poi… chi risponde dopo aver chiamato la madre.
Magari non letteralmente. Magari solo nella testa.
Ma il meccanismo è lo stesso: prima ancora di confrontarsi col partner, la figlia ha già attivato la linea interna con la mamma.

Non si tratta di “mammismo” al femminile, ma di qualcosa di più subdolo: una dipendenza decisionale.
La madre non è solo un riferimento, è lenti attraverso cui la figlia guarda il mondo. Anche quello della coppia.

🔹 Quando la madre è sempre stata la regista

Molte donne crescono in famiglie dove la madre ha avuto un ruolo centrale, forte, a volte totalizzante.
Non sempre negativo: in alcuni casi è stata una guida, un porto sicuro, una fonte di esempio.
Ma se la figlia non è mai stata autorizzata a pensare da sé, o non ha mai sentito il permesso emotivo per contraddirla, allora entra nella coppia con la madre già seduta al tavolo.

In queste relazioni la figlia:

  • cerca conferme più dalla madre che dal partner;
  • si sente in colpa se prende una strada diversa da quella “consigliata” da lei;
  • è convinta di dover accontentare entrambe le parti (spoiler: impossibile).

“Non era un matrimonio a due. Era una joint venture madre-figlia con te come socio di minoranza.”

🔹 L’identità riflessa e l’illusione di autonomia

A volte la figlia sembra forte, indipendente, decisa.
Poi però, quando si tratta di scelte quotidiane – dalla scuola del figlio alla gestione del tempo in vacanza – emerge un meccanismo: “chiedo a mia madre cosa ne pensa”.
Non per condividere. Ma per essere guidata.

Il problema non è “parlare con i genitori” – cosa sana, utile e spesso preziosa – ma non saper distinguere tra una relazione adulta e una relazione ancora regolata dall’obbedienza.

In termini psicologici, si parla di differenziazione incompleta dell’identità:
La figlia non ha separato il proprio sé da quello della madre, e quindi non riesce a costruire una coppia realmente autonoma, in cui si senta legittimata a decidere, sbagliare, e soprattutto scegliere in base a ciò che sente – non a ciò che la madre approverebbe.

Poi a complicare il tutto e a creare nuove tensioni si aggiunge un meccanismo diffusissimo (ma poco confessato): le figlie tendono spesso ad accettare dalla madre ciò che non tollerano dalla madre del partner.
Stesso tono passivo-aggressivo? “È il suo modo di fare.”
Stessa critica sul modo di educare i figli? “Lo dice per affetto.”
Ma se la suocera osa anche solo uno sguardo sbagliato, si attiva l’allarme rosso.

Il risultato è che la relazione con i consuoceri diventa spesso un campo minato di permessi impliciti e favoritismi emotivi, dove le madri possono tutto e le suocere nulla.

🎬 Fine primo tempo (ma non della suocera)”

Abbiamo visto suocere invadenti, padri zen, madri registe e figli mai cresciuti. Ma quello che abbiamo imparato è chiaro: quando i confini sono sfumati, la coppia rischia di annegare.
E la suocera, anche se non sa nuotare, è già a bordo piscina… con il salvagente pronto (per la figlia).

Ma attenzione: non finisce qui.

Perché c’è una seconda stagione (spoiler: non garantisco il lieto fine), dove la suocera non solo non se ne va, ma può trasformarsi in giudice silenzioso, nonna partigiana, oppure – se tutto va bene – in una preziosa alleata.

Nella seconda parte parleremo di:

  • Suocere che non mollano nemmeno dopo la separazione.
  • Consuocere che sembrano diplomatiche… ma solo a Natale.
  • E suocere che ti servono il pranzo della domenica… come se fosse un referendum sulla tua inadeguatezza.

Perché il divorzio ti libera da un matrimonio. Ma certi legami… hanno più vite di un gatto.

Ci vediamo nella seconda puntata:
“Come gestire la suocera… anche dopo il divorzio.”


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