Ex ma non nemici: come smettere di litigare e iniziare a collaborare (anche se l’ultima cosa che vuoi è parlargli!)

Tempo di lettura: 7 minuti

Introduzione (di Marco):

Care separande, divorziati o aspiranti tali, oggi su Life Is Better After Divorce succede qualcosa di insolito… ospitiamo un guest post scritto da una donna! (Sì, avete letto bene. Niente panico, respirate profondamente).

Ora, so già che qualcuno potrebbe storcere il naso e pensare: “Ma come? Qui si parla di vita dopo il divorzio dal punto di vista maschile!” E avete ragione. Ma lasciatemi spiegare perché ho deciso di pubblicarlo.

Primo: Come sapete Life Is Better After Divorce non è un blog che celebra l’essere single a vita o che inneggia alla sacra fratellanza della One Night Stand. No, il punto qui è un altro: raccontare come la vita dopo il divorzio possa essere un nuovo inizio e non una condanna. E fidatevi, parlo con cognizione di causa: dopo il divorzio sono ripartito e oggi sono in una relazione felice da più di due anni.

Secondo: non ho nulla contro le donne (anzi, molte di loro hanno avuto la pazienza di sopportarci per anni, quindi tanto di cappello). E, soprattutto, non vedo uomini e donne come due eserciti opposti pronti alla battaglia. I social sono già pieni di post rancorosi su quanto fanno schifo gli uomini e quanto sono terribili le donne. E, sinceramente? Ne ho abbastanza.

Terzo: chi meglio di una donna può aiutarci a capire il loro punto di vista?

Piccola nota a margine prima di lasciarvi alla lettura.
Con Benedetta ci siamo conosciuti sui social, scoprendo quasi per caso che, pur partendo da angolazioni diverse, parlavamo degli stessi temi: separazione, genitorialità, relazioni che finiscono ma non per questo devono diventare campi di battaglia.

Quello che mi ha colpito subito del suo stile è il rispetto: per il pensiero altrui e per l’altro sesso. E visto che anche LIBAD nasce da questa stessa premessa, mi ha fatto piacere invitarla a scrivere un guest post per il nostro portale.

Abbiamo vite diverse, ognuno la propria relazione, i propri figli, i propri progetti… ma l’idea di collaborare ci è venuta in modo naturale. Perché entrambi crediamo che il divorzio non sia una tragedia da nascondere, ma un’opportunità per vivere meglio.

E se c’è una cosa che può aiutare a cambiare la narrazione, è proprio il confronto rispettoso tra chi, da due punti di vista diversi, sta cercando di costruire una nuova cultura della separazione.

Buona lettura!

A te la parola, Benedetta.


Se c’è una cosa che ho imparato sulla mia pelle – e spero che tu non debba necessariamente passare dallo stesso percorso – è che, a volte, affrontare le cose nel modo più spontaneo (automatico) possibile… è il modo sbagliato.

Riuscire ad avere un rapporto sereno e collaborativo con un ex sembra un’impresa impossibile. Eppure, non è così. Esistono storie che dimostrano il contrario – la mia è una di quelle.

Perché è così importante un rapporto collaborativo con l’ex?

Se ci sono figli (o altre questioni in comune, come un’attività lavorativa), creare un rapporto collaborativo non è solo utile: è essenziale.

Quando una relazione finisce, l’istinto spinge a prendere le distanze, a vivere il dolore, la rabbia e tutte le emozioni che arrivano. Ma, se ci sono figli, si deve continuare a essere genitori. Insieme.

Qui nasce il grande fraintendimento: la narrazione classica vede gli ex come nemici, in una guerra continua di accuse e ripicche. Ma questa non è l’unica possibilità.

Prova a pensare: dovrai avere a che fare con il tuo ex per tutta la vita. Preferiresti vivere in un conflitto costante, pieno di tensioni e giudizi, oppure costruire un rapporto basato sul rispetto reciproco, sul confronto e su una gestione serena della genitorialità?

Quando ho realizzato che il mio ex sarebbe stato parte della mia vita per sempre – perché è il padre di mia figlia – ho sentito un brivido freddo lungo la schiena.

All’epoca, non andavamo d’accordo su nulla. Ogni comunicazione si trasformava in uno scontro, ogni incontro era carico di tensione, ogni parola era carica di astio e dolore.

Eppure, un giorno, è successo qualcosa di inaspettato.

Il momento di svolta

Era un periodo difficile. Arrivavamo da due anni in Grecia e la separazione ha sancito la fine del nostro sogno, oltre che della nostra coppia. Un giorno, mi sono ritrovata a piangere davanti a lui. Non era un gesto calcolato, né una strategia: era pura esasperazione. (Erano arrivati gli scatoloni con tutte le nostre cose e lui era in ritardo “come sempre non rispettava il mio tempo”). Quella vulnerabilità ha aperto un piccolo spiraglio. Lui ha risposto in un modo che non mi sarei mai aspettata.

Da quel momento, ho fatto in modo abbastanza inconsapevole tre cose che sono stati fondamentali:

  • Ho accettato la realtà: non potevo scappare da quella situazione, anche se lo avrei voluto con tutta me stessa.
  • Ho incanalato la rabbia in azioni consapevoli, anziché lasciarmi travolgere da reazioni istintive.
  • Ho iniziato a prendermi cura di me stessa, perché stare bene io significava anche far star meglio mia figlia… e di riflesso, migliorare il rapporto con il mio ex.
  • Il quarto passo è stato quello di farmi aiutare da professionisti.

Ad oggi io ho una coach e una psicoterapeuta di fiducia per i momenti in cui sento di aver bisogno di supporto.

Dopo sei anni di separazione, il nostro rapporto ha avuto momenti di bassissimo livello e altri di grande unione e collaborazione. Ma ogni giorno scelgo la direzione che porta all’equilibrio. Perché so che è questa la strada giusta per tutti.

Oltre ad una parte della mia storia, ti voglio lasciare con alcuni spunti per poter direzionare le tue energie e i tuoi sforzi verso un possibile rapporto di collaborazione.

E se io non avessi avuto quella reazione? Cosa avrebbe potuto fare il mio ex per iniziare ad abbassare i muri?

Le parole chiave potrebbero essere queste:

Accettare, accogliere, osservare da distante, dirigere.

La rabbia è sempre moltissima nella separazione e non tutti vogliono o possono iniziare a gestirla.

Va accettato che la maggior parte delle “comunicazioni” (tra virgolette perché non mi sento di poter dare quel nome a ciò che spesso avviene) siano piene di risentimento, rivendicazioni, accuse e giudizi.

Accetta e accogli anche con il silenzio. Poi magari ti vai a fare una maratona per sfogare la rabbia che provi nel riceverle (ognuno ha le sue strategie, il mio ex probabilmente avrebbe scritto o suonato la batteria).

Le cose sono molto più grandi di ciò che si vede. La rabbia è la punta dell’iceberg sotto c’è tristezza, delusione, dolore, senso di fallimento. Ricorda che ciò che arriva parla di tutto ciò che c’è sotto…ma molto molto male (come dicevo questa non è comunicazione). Prendi delle distanze da ciò che arriva. Mostra il tuo dispiacere per la sua sofferenza e non aggiungere altro. (dovrebbe essere anche sentito altrimenti potrebbe peggiorare tutto)

E ora arriva il bello. Saper tornare al nocciolo della questione. Di cosa dovevate parlare? Organizzazione? Orari? Nulla? (se è l’ultima chiudi con un mi dispiace, spero starai meglio o altro e basta). Altrimenti torna lì, ma se possibile non proprio nel momento della rabbia, aspetta che passi.

Nella nostra relazione genitoriale capitano spesso momenti di tensione. Noi che ormai sappiamo di avere una direzione comune a volte sdrammatizziamo, altre attendiamo momenti migliori, altri ancora ironizziamo.

Insomma il “trucco” è non prenderla sul personale. Se è importante mettersi d’accordo su qualcosa, schiva le frecce e appena trovi uno spiraglio torna all’obiettivo.

Come costruire un rapporto sereno e collaborativo

Indipendentemente da quale sia la tua situazione attuale, prova a riflettere su questi quattro punti.

1. Riconoscere le sfide della separazione

La separazione porta con sé emozioni intense: rabbia, delusione, rancore. Se non vengono riconosciute e gestite, diventano armi che si ritorcono contro di noi e contro chi ci circonda. Ogni emozione ha il suo spazio, ma se le lasci prendere il controllo della tua vita, cosa rimarrà di te quando svaniranno?

2. Superare stereotipi e pregiudizi

La separazione è ancora vista con vergogna, giudizio e preconcetti, spesso anche da chi la vive in prima persona. Ma forse la prima persona che deve liberarsi dal giudizio… sei proprio tu.

3. Distinguere la coppia genitoriale dalla coppia sentimentale

Ciò che è stato nella relazione di coppia non può e non deve influenzare il rapporto genitoriale. Sono due ruoli distinti: quello che è finito è l’amore di coppia, non la responsabilità condivisa verso i figli.

4. Prova ad adottare queste tre parole chiave: accettare, comunicare, gestire

● Accettare i cambiamenti inevitabili della separazione (casa, economia, routine, nuovi partner, metodi educativi differenti).

● Comunicare in modo autentico, senza cadere in dinamiche tossiche. Molti credono di saper comunicare, ma in realtà commettono errori che alimentano il conflitto.

● Gestire i conflitti: il conflitto non è il nemico, ma va affrontato nel modo giusto.

Si può avere opinioni diverse e trovare comunque un equilibrio. Come diciamo io e il mio ex: “Siamo d’accordo di non essere d’accordo”.

Come mantenere l’equilibrio nel tempo?

Un rapporto equilibrato con l’ex non è statico: cambia, evolve, attraversa momenti di crisi e di stabilità.

Nuove relazioni, cambiamenti personali o professionali possono mettere alla prova l’equilibrio faticosamente raggiunto. È un po’ come camminare su un filo: se uno dei due perde l’equilibrio, anche l’altro ne risente.

La chiave? Coltivare il proprio equilibrio personale. Solo così si può mantenere un rapporto sereno anche nelle peggiori tempeste.

Ricordati che avere un rapporto collaborativo con l’ex non significa essere perfetti, ma essere consapevoli di ciò che si può costruire.

Ogni situazione è unica, ma impegno e volontà fanno la differenza.

Ti lascio con una domanda finale (sono una coach, non posso evitarlo!):

Qual è il primo passo che puoi fare oggi per migliorare il rapporto con il tuo ex?

Benedetta Petralia life coach e mamma separata

Conclusione (di Marco):

Grazie a Benedetta per aver portato sul nostro portale una prospettiva spesso trascurata ma fondamentale: quella dell’altra metà della storia.
Il suo racconto ci ricorda che anche tra ex si può scegliere di non essere nemici, e che costruire un rapporto sereno, specie quando ci sono figli, non è un’utopia: è una possibilità concreta.
Richiede impegno, consapevolezza e, come dice lei, la capacità di non reagire sempre d’istinto. Ma vale la pena.


🧳 Takeaway – Cosa ci portiamo a casa:

  1. 🤝 Essere ex non significa essere nemici (soprattutto se ci sono figli).
  2. 🧨 La rabbia è la punta dell’iceberg: sotto c’è molto di più.
  3. 🛠️ Accettare la realtà, prendersi cura di sé e gestire il conflitto con lucidità sono scelte potenti.
  4. 📊 La comunicazione non è solo dire qualcosa, è scegliere quando, come e perché dirla.
  5. 🔀 L’equilibrio con l’ex non si raggiunge una volta per tutte. Si coltiva.

⛰️ E tu, che primo passo puoi fare oggi per migliorare il rapporto con il tuo ex?


👩‍💼 Chi è Benedetta Petralia

Benedetta Petralia è mamma, life coach e fondatrice del blog e profilo Instagram Famiglia Inaspettata, dove racconta con competenza e ironia il percorso della separazione e della co-genitorialità.

E’ autrice del libro La separazione non è un fallimento

Nel suo lavoro aiuta uomini e donne a cambiare la narrazione sulla separazione: non come fallimento, ma come fase di trasformazione. Tiene percorsi individuali e laboratori di gruppo, e condivide strumenti pratici per affrontare le relazioni familiari con maggiore consapevolezza.

📍 Scopri di più su: www.famigliainaspettata.it


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