Si può essere felici dopo il divorzio?

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È una domanda che sento fare spesso… anche se non viene necessariamente esplicitata, ci sono persone che se la pongono indirettamente.

Durante la separazione (specie se conflittuale) capita di ripensare ai momenti felici oramai lontani e molte persone si chiedono se saranno nuovamente felici e se saranno capaci di innamorarsi nuovamente.

Tralasciando la risposta alla seconda domanda (a cui prima o poi dedicherò un articolo ad-hoc), in questo post vorrei condividere alcuni pensieri sulla domanda “Riuscirò ad essere felice dopo il divorzio?”

La risposta è certamente si, anche se la domanda è fondamentalmente sbagliata 😜

Due parole sulla Felicità

Sappiamo veramente cosa sia? La felicità, un tema centrale nella filosofia fin dai tempi antichi, è stata definita in molti modi diversi a seconda delle epoche, delle culture e delle scuole di pensiero. Nell’approfondimento di seguito ne sintetizzo alcune delle più importanti per coloro che fossero interessati approfondire

Esiste uno stato di felicità?

Ciò che mi preme evidenziare è che il concetto di felicità è spesso, avvolto da aspettative irrealistiche e da una ricerca inconscia verso uno stato perpetuo di gioia e contentezza. Tuttavia, la vera essenza della felicità risiede nella sua natura effimera e preziosa, distinta dalla serenità più duratura e stabile. La felicità è un’esperienza che scaturisce in momenti particolari, infondendo la nostra vita quotidiana con sprazzi di gioia pura e incondizionata. Questi istanti di felicità, per quanto possano essere fugaci, hanno il potere di elevarci oltre la monotonia, offrendoci una visione rinnovata del mondo che ci circonda.

Spesso alcune persone legano la felicità alla conquista di obiettivi che ritengono trasformazionali: vincere una somma significativa al Superenalotto, incontrare l’amore della vita, o raggiungere il successo professionale tanto ambito. Questi traguardi, per quanto desiderabili, portano con sé una verità sorprendentemente controintuitiva: il loro impatto sulla nostra felicità è transitorio; è un picco di euforia che sfuma nel tempo, lasciandoci a confrontarci con il nostro stato emotivo di base.

Quindi saremo nuovamente felici?

Concentriamoci sulla parola nuovamente. Spesso le persone, nell’attraversare le difficoltà e gli stati d’animo della separazione, rimpiangono i bei tempi andati e si chiedono se potranno mai tornare. Ma erano veramente felici i tempi andati?

La psicologia ci dice che questo rimpianto selettivo del passato può essere influenzato dalla lente della “rosy retrospection” (di Terence Mitchell e Leigh Thompson), che descrive la tendenza a ricordare eventi passati in modo più positivo di come sono stati vissuti. Le ricerche suggeriscono che questo fenomeno non solo modella la nostra percezione del passato, ma influenza anche il benessere attuale, offrendo una fuga momentanea dalle pressioni o insoddisfazioni del presente.

Nell’eventuale confronto con il passato va anche tenuta presente l’eventuale lente distorsiva legata al periodo in cui ci si trova. La teoria della curva della felicità U (di David Blanchflower e Andrew Oswald) ha evidenziato che, in molti paesi, la felicità segue una curva a U nel corso della vita, con un punto minimo intorno ai 40-50 anni.

Filosofi come Kierkegaard hanno sottolineato come la comprensione e l’accettazione della propria temporalità siano essenziali per affrontare la condizione esistenziale. Nell’idealizzare il passato, l’individuo cerca di riappropriarsi di momenti perduti, un tentativo di sfidare il corso unidirezionale del tempo e ritrovare un senso di appartenenza e continuità.

Quali processi contribuiscono alla felicità secondo la psicologia?

La psicologia positiva, Fondata da Martin Seligman, si concentra sullo studio delle condizioni e dei processi che contribuiscono al benessere o alla felicità individuale, ed enfatizza che questa è legata a fattori come:

  • Emozioni positive: gioia, gratitudine, serenità, interesse, speranza, orgoglio, divertimento, ispirazione, ammirazione e amore.
  • Impegno: essere completamente assorbiti e impegnati in attività che troviamo significative e stimolanti, spesso portando a uno stato di “flusso”.
  • Relazioni: avere connessioni sociali significative e positive è fondamentale per la felicità umana.
  • Significato: appartenere a e servire qualcosa di più grande di sé stessi.
  • Raggiungimento: avere obiettivi da perseguire e realizzare può contribuire alla sensazione di felicità.

Eudaimonia vs. Hedonismo

La psicologia distingue tra due approcci alla felicità: l’eudaimonia, che si riferisce al senso di benessere che deriva dal vivere una vita di significato e scopo, e l’hedonismo, che si focalizza sulla ricerca del piacere e l’evitamento del dolore. La ricerca suggerisce che l’eudaimonia è più strettamente correlata a una felicità duratura rispetto all’hedonismo.

Importanza delle Aspettative

La ricerca psicologica indica anche che le nostre aspettative e confronti sociali giocano un ruolo significativo nella nostra esperienza di felicità. Avere aspettative irrealistiche o costantemente confrontarsi con gli altri può diminuire la felicità.

Assaporare il momento (l’efficacia della Mindfulness)

La mindfulness, o consapevolezza, è un concetto che ha radici nella meditazione buddista e che negli ultimi decenni è stato ampiamente esplorato e adottato dalla psicologia occidentale, soprattutto nel contesto della psicologia positiva e anche in ambito terapeutico. Questa pratica si concentra sul vivere il momento presente in modo attento e non giudicante, aumentando la consapevolezza dei propri pensieri, emozioni e sensazioni fisiche. La mindfulness è stata collegata a numerosi benefici per la salute mentale, tra cui un aumento della felicità. Una ricerca pubblicata sul “Journal of Personality and Social Psychology” ha trovato che le persone che praticano regolarmente la mindfulness riportano livelli più elevati di benessere soggettivo. Altri studi hanno dimostrato che programmi di riduzione dello stress basati sulla mindfulness possono portare a miglioramenti significativi della salute mentale, inclusa una riduzione della depressione e dell’ansia, che sono spesso ostacoli alla felicità.

Ecco alcuni modi in cui la mindfulness è connessa alla felicità:

Riduzione dello Stress

La pratica della mindfulness aiuta a ridurre lo stress e l’ansia, focalizzandosi sul momento presente e riducendo i pensieri negativi riguardo al passato o all’ansia per il futuro. Riducendo lo stress, le persone possono sperimentare un maggiore senso di calma e felicità.

Miglioramento dell’Accettazione di Sé

La mindfulness incoraggia l’accettazione di sé e un atteggiamento non giudicante verso i propri pensieri ed emozioni. Questo può portare a un miglioramento dell’autostima e a una maggiore gentilezza verso se stessi, contribuendo così al benessere emotivo e alla felicità.

Aumento della Consapevolezza Emotiva

Praticare la mindfulness aumenta la consapevolezza delle proprie emozioni, consentendo alle persone di gestire meglio le reazioni emotive negative. Ciò consente di vivere le emozioni positive più intensamente e di sviluppare una maggiore resilienza emotiva.

Miglioramento delle Relazioni Interpersonali

La mindfulness può migliorare le relazioni interpersonali attraverso una maggiore empatia e una comunicazione più efficace. Sentirsi più connessi agli altri e avere relazioni soddisfacenti è strettamente legato alla felicità.

Concentrazione sul Presente

Vivere nel presente può aumentare la gratitudine e l’apprezzamento per i piccoli piaceri della vita, spesso trascurati quando la mente è distratta dal passato o preoccupata per il futuro. Questo approccio alla vita può migliorare significativamente il benessere generale e la sensazione di felicità.

Conclusioni

A differenza della felicità, la serenità si presenta come uno stato di calma interiore e accettazione, un equilibrio emotivo che può essere coltivato e mantenuto nel tempo attraverso la pratica della mindfulness, la riflessione personale e l’accettazione di sé. L’arte di vivere, allora, non consiste nel cercare disperatamente la felicità come un obiettivo finale, ma nel saper accogliere e apprezzare i momenti che si presentano spontaneamente lungo il nostro percorso, coltivando la capacità di trovare significato e soddisfazione nelle esperienze quotidiane.

La serenità non risiede nell’assenza di tempeste, ma nella fiducia nella nostra nave e nelle nostre abilità di navigazione. È un errore credere che esista un’esistenza esente da sfide o difficoltà; la vera serenità deriva piuttosto dalla profonda convinzione nella nostra capacità di affrontare e superare gli ostacoli che la vita pone sul nostro cammino. Questa consapevolezza non è un dono innato, ma una competenza che si acquisisce nel tempo.

Quindi sì, possiamo aspirare nuovamente alla felicità: ne siamo capaci anche perché siamo stati in grado di prendere la decisione di uscire da una relazione ormai morta e disfunzionale optando per il divorzio.

Ma attenzione aspirazione richiede più che un semplice desiderio; richiede azione, impegno e, soprattutto, la convinzione nelle nostre capacità di costruire e di vivere una vita che rifletta i nostri veri desideri e valori.

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Per approfondimenti potreste leggere L’uomo alla ricerca di senso dello psicologo Viktor Frankl, che ha profondamente esplorato il concetto di trovare significato nella sofferenza e nella sfida.


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