L’Economist ha pubblicato un articolo secondo cui la GenX sarebbe una generazione di “looser”.
Non è la prima volta che sui social spuntano post e articoli che ci dipingono come gli sfigati della storia: la generazione dimenticata, quella che non conta.
Di solito è roba da giornalismo da quattro soldi, con titoli clickbait e senza nemmeno una seria analisi dei dati.
Ma questa volta a scrivere era l’Economist. In teoria una rivista seria.
E sì, lo ammetto, mi sono sentito toccato nel vivo.
Anche perché il mio vissuto personale è l’opposto: oggi mi sento la migliore versione di me stesso.
Così ho deciso di approfondire.
Sì, sono un GenX, quindi potrei avere un bias.
Ma ho anche una cosa che manca clamorosamente a chi scrive certe cavolate: l’amore per i dati.
Numeri veri. Ricerche serie. Fatti concreti.
Iniziamo con una piccola osservazione:
essere chiamati “looser” da una rivista di economia che non ha mai previsto una crisi economica in 180 anni di storia, qualche sospetto me lo doveva far venire.
È un po’ come essere criticati da un GPS che ti porta sempre nel fosso. Ma vabbè.
Perché i dati dicono un’altra storia.
Mentre alcuni scrivono articoli su quanto siamo falliti, noi stiamo letteralmente facendo andare avanti il mondo.
E lo facciamo senza chiedere permesso, senza vittimismo e soprattutto senza rompere le scatole su TikTok.
Noi GenX abbiamo questa strana abitudine: quando diciamo qualcosa, la verifichiamo prima.
Rivoluzionario, lo so.
Ma non tutti possono essere pionieri dell’ovvio.
La Resilienza: quando le crisi sono la nostra colazione
Iniziamo dalle basi: la salute mentale. Secondo uno studio pubblicato su PubMed Central nel 2023, noi GenX abbiamo un tasso di depressione dell’8,4% e uno di ansia del 9,1%.
I Millennials? 10,5% e 11,2%.
La GenZ? 12,8% e 13,5%.

Traduzione per chi non mastica le percentuali: siamo del 32% più stabili mentalmente della GenZ.
Non male per una generazione di “looser”, no?
E prima che qualche Millennial dica “sì ma voi non avete avuto TikTok”: esatto, e ringraziamo ogni giorno di non avere dovuto ballare per validare la nostra identità.
Ma perché siamo così resilienti? Semplice: siamo cresciuti quando il mondo poteva finire in qualsiasi momento. Guerra Fredda, minaccia nucleare, il disastro di Černobyl , la caduta del Muro di Berlino.
Mentre guardavamo i cartoni animati (per altro ispirati a mostri generati da radiazioni nucleari o da invasioni aliene), noi sapevamo che Reagan e Gorbaciov decidevano se avremmo visto il weekend.
La GenZ va in ansia se Instagram non funziona per 5 minuti.
Noi andavamo a scuola pensando che l’URSS potesse bombardarci durante l’ora di matematica.
Chi vi sembra più allenato allo stress?
Abbiamo attraversato il terrorismo dell’11 settembre quando eravamo nel pieno della nostra carriera. Abbiamo visto crollare certezze che sembravano eterne.
E invece di scappare o di cercare safe space, abbiamo imparato che il cambiamento – anche drammatico – si può gestire.
Anzi, spesso porta opportunità.
Flessibilità: i virtuosi del cambiamento
La disponibilità – o meglio, la capacità – al cambiamento è spesso usata come criterio per valutare una persona.
E allora chiediamoci: qualcuno può davvero battere flessibilità dei GenX?
Proviamo a vederlo insieme.
🎶 La rivoluzione musicale personale
Partiamo da qualcosa di leggero: la musica.
Noi GenX siamo passati dalle cassette che registravamo dalla radio (sperando che il DJ non parlasse sopra la fine della canzone) ai CD, dagli MP3 piratati su Napster o – per i più nerd – scaricati via BitTorrent, fino a iTunes e poi Spotify.
Quattro rivoluzioni musicali. Padroneggiate tutte.
I Millennials pensano di essere fighi perché sono passati dall’iPod a Spotify.
Noi siamo passati dalle cassette magnetiche (e sapevamo che le migliori erano quelle con ossidi di ferro) ad “Alexa, metti gli AC/DC”.
Parliamo di un altro livello di adattamento.
Mentre loro dovevano solo ricordarsi di caricare l’iPod.
E non è solo questione di supporti: abbiamo attraversato il punk, l’alternative rock, la musica psichedelica, il grunge, l’hip-hop, l’elettronica, il pop, il rap e la trap dei nostri figli.
Conosciamo i Clash e i Pink Floyd, i Led Zeppelin e i Nirvana, i Duran Duran e i Dire Straits, Vasco Rossi e Tony Effe.
Non per moda, né per sembrare giovani, ma perché abbiamo capito che ogni genere ha qualcosa da dire.
💻 La mutazione Tecnologica
Tecnologicamente parlando, siamo alieni.
Siamo partiti dal Commodore 64, abbiamo bazzicato le prime BBS (con la prolunga che andava dalla nostra camera alla presa del telefono!), navigato in Internet in dial-up a 9.6k (e ci sembrava velocissimo), fino ad arrivare alla fibra, al 5G e all’Internet of Things.
Sapete cosa significa?
Che non ci siamo solo abituati ad usare la tecnologia: l’abbiamo capita (per passione o giocoforza).
A quei tempi servivano competenze vere, non era sufficiente trascinare un’icona.
Abbiamo imparato a compilare il kernel Linux e programmato server-side in php e inventato mondi prima che esistessero le piattaforme no-code (OK, mi sono fatto prendere la mano, queste ultime forse siamo stati in pochi a farle, ma avete capito il concetto).
Risultato? I principali innovatori tech del mondo sono GenX.
E arriviamo al punto: mentre le altre generazioni si chiedono chi sono i veri “game changer”, noi… cambiamo proprio il gioco.
Senza fare balletti, senza slide motivazionali, e senza la necessità di una bio su LinkedIn ogni sei mesi.
✅ Elon Musk (1971)
✅ Larry Page & Sergey Brin (1973)
✅ Jony Ive (1966)
✅ Linus Torvalds (1969)
✅ Peter Thiel (1967)
Mica male per dei “looser”, eh?
Mark Zuckerberg (Millennial) ha inventato un modo per rubare i dati personali e renderci tutti più depressi.
I GenX? Hanno inventato i motori di ricerca, i pagamenti online, la tecnologia adatta all’uso giornaliero, le macchine elettriche, l’esplorazione spaziale e l’accesso democratico all’informazione.
Ma certo, continuate pure a pensare che siamo noi i falliti.
…e se non altro, noi almeno sappiamo cosa succede quando clicchiamo “Accetta tutti i cookie.” 😏
❤️ L’evoluzione Sociale
Anche nel campo delle relazioni, abbiamo cavalcato il cambiamento come dei professionisti.
Siamo passati dall’amore libero degli anni ’70 al romanticismo de “Il tempo delle mele” degli anni ’80, dalla paura dell’AIDS, alle app di dating. Sempre adattandoci, sempre imparando.
Abbiamo abbracciato il divorzio senza vergogna. Siamo stati la prima generazione a dire: “No, non rimango in un matrimonio di merda per il quieto vivere”. Abbiamo scelto la felicità invece della convenzione.
I Boomers rimanevano insieme anche se si odiavano, “per i figli”.
I Millennials stanno insieme anche se non funziona, “perché abbiamo già fatto le foto per Instagram.”
Noi?
Se non va, ciao. La vita è troppo breve per fingere di essere felici. Alla finzione di Instagram, preferiamo una vita senza filtri.
La rivoluzione del benessere: quando 50 anni sono i nuovi 30
Qui diamo scacco matto a chi ci chiama “looser”.
Perché mentre le generazioni precedenti, a 50 anni, si preparavano al declino… noi abbiamo fatto l’opposto: abbiamo deciso di diventare più forti.
I dati lo dicono in maniera chiarissima.
Uno studio su 25 anni di partecipazioni all’Ironman delle Hawaii dimostra che i GenX over 44 hanno migliorato le proprie performance in nuoto, ciclismo e corsa anno dopo anno.
Non le hanno mantenute. Le hanno migliorate!
Abbiamo letteralmente riscritto le regole dell’invecchiamento.
Il Mather Institute rivela che l’80% di noi GenX cerca fondamenti scientifici nei programmi di benessere.
Non cadiamo nelle mode.
Non beviamo intrugli detox.
E no, non seguiamo le cazzate degli influencer.
Vogliamo dati, ricerca, evidenze.
📈 Il 55% di noi si allena regolarmente.
🥦 Il 61% mangia sano.
🧠 Il 65% mantiene un atteggiamento positivo.
Non è narcisismo: è saggezza applicata.
Abbiamo capito che la seconda metà della vita può essere migliore della prima, se la gestisci con intelligenza e visione.
Mentre i 40enni di altre generazioni si comprano la macchina sportiva per crisi di mezza età,
noi ci compriamo la bici da triathlon… e vinciamo le categorie.
Chi ha l’approccio più maturo?
L’arte del capire come funzionano le cose
Ecco una differenza generazionale che mi fa venire l’orticaria quando sento certe critiche. Noi siamo forse l’ultima generazione che vuole capire come funzionano le cose.
Non ci basta che il telefono squilli: vogliamo sapere come funziona la rete. Non ci accontentiamo di usare un’app: vogliamo capire l’algoritmo dietro. Non compriamo un elettrodomestico senza dare un’occhiata al manuale tecnico prima di usarlo.
I giovani vedono la tecnologia come black box, una scatola magica: funziona e basta. Noi la vediamo come ingegneria, qualcosa che può (e deve) essere compresa, smontata, e se serve migliorata.
Secondo uno studio pubblicato da IEEE nel 2022, la GenZ è molto abile nell’utilizzo delle interfacce digitali, ma mostra bassa propensione a comprendere i sistemi sottostanti o a “mettere le mani sotto il cofano” .
Un’altra ricerca del Journal of Technology Education evidenzia che la GenX è più incline a ragionare in termini di struttura e causa-effetto, mostrando un approccio sistemico all’analisi e alla risoluzione dei problemi tecnici .
Sapete, vero, che all’esame della patente, ai ragazzi di oggi, non insegnano più il funzionamento del motore?
La GenZ sa usare 47 app diverse ma non sa perché il WiFi non prende in bagno. Noi configuriamo il router per ottimizzare la rete e poi spieghiamo pure al vicino come fare. E lo facciamo gratis, perché siamo abituati così.
Questa curiosità sistemica ci rende innovatori migliori.
La rivoluzione emotiva: quando la psicologia esce dal manicomio
Un’altra delle nostre “prime volte”: siamo stati noi GenX a sdoganare la psicologia, portandola fuori dai casi clinici e dentro la vita quotidiana.
Siamo stati i primi a dire: “No, non devi essere matto per andare dallo psicologo. Anzi, ci vai proprio per non diventarci.”
Abbiamo capito che occuparsi delle emozioni non è debolezza, ma manutenzione preventiva.
Come porti l’auto dal meccanico prima che si rompa, porti la mente dallo psicologo prima che vada in tilt.
Il risultato?
Siamo più equilibrati, più consapevoli, più attrezzati per gestire relazioni complesse, divorzi inclusi.
Non a caso siamo anche quelli per cui hanno inventato il divorzio intelligente:
invece di fare a pezzi tutto in tribunale, possiamo separarci con rispetto, proteggendo i figli e, a volte, persino la stima reciproca. (Va bene, su quest’ultima parte possiamo ancora migliorare…
ma stiamo lavorando su una nuova release! 😅)
La leadership silenziosa: cambiamo il mondo… ma senza andare su TikTok
E arriviamo al punto: mentre tutti discutono di chi sono i veri game changer, noi GenX li stiamo effettivamente cambiando, i game.
Elon Musk sta rivoluzionando trasporti, energia ed esplorazione spaziale. Jony Ive ha rivoluzionato il design e il modo di vedere la tecnologia. Larry Page e Sergey Brin hanno democratizzato l’accesso all’informazione. Peter Thiel ha rivoluzionato i pagamenti digitali e l’analisi dati.
E attenzione: non è solo un fenomeno americano.
Ci basta citare Linus Torvalds, finlandese, creatore di Linux, che ha rivoluzionato il mondo dell’open source, dell’informatica, dei cellulari e dei server, consentendo di fatto la nascita di Android, del cloud computing e persino di Google.
Venendo in Italia possiamo citare Stefano Quintarelli, creatore del primo internet provider commerciale italiano, ideatore della SPID e membro di diversi Advisory board tecnologici; Marco Montemagno pioniere del marketing digitale e divulgatore / promotore dell’adozione delle nuove tecnologie nel business.
Questi non sono casi isolati. È un pattern sistematico: i GenX stanno guidando l’innovazione in ogni settore cruciale. Dalla medicina alla finanza, dall’energia all’intelligenza artificiale.
Perché? Perché hanno una combinazione unica: l’esperienza per capire i problemi reali, la competenza tecnica per risolverli, e la maturità emotiva per farlo senza drammi.
GenX: il vero motore dell’economia Italiana
ogni volta che leggo un articolo sull’economia italiana, mi tocca sentire la solita litania sui “giovani che sostengono i consumi”, sui “Millennials che trainano il mercato” o – ciliegina sulla torta – sui giovani che “pagano le pensioni a tutti”.
Ma… sono articoli basati su dati reali?
Facciamo un po’ di fact-checking generazionale, partendo dalla distribuzione della popolazione (fonte: Il Sole 24 Ore, 2024):
- 👴 Boomer (60-78 anni): 24,3% → circa 14,3 milioni (molti già pensionati)
- 👨💼 GenX (45-59 anni): 23,6% → circa 13,9 milioni (nel pieno della carriera)
- 🧑💻 Millennials (30-44 anni): 17,9% → circa 10 milioni (all’inizio del percorso lavorativo, spesso con contratti sottopagati)
Ora, veniamo ai numeri veri.
Secondo l’ISTAT, la classe dirigente italiana ha in media 56,2 anni – praticamente tutta GenX. E non si tratta di una nicchia marginale:
il 7,2% delle famiglie italiane a guida GenX detiene il 12,2% del reddito nazionale.
Non male per dei “looser di mezza età”, eh?
E i redditi familiari?
Le coppie con figli – tipico profilo con età GenX – portano a casa in media 46.786 euro annui (circa 3.900 euro al mese).
Contro:
- 2.600 € → media nazionale
- 31.451 € → famiglie monogenitoriali
- 17.681 € → anziani soli
Chi sta davvero tenendo in piedi l’economia reale – quella fatta di mutui, ristrutturazioni, auto nuove, vacanze costose?
Ve lo lascio intuire.
Anche Banca d’Italia ce lo conferma: la spesa delle famiglie nel quinto più alto della distribuzione del reddito è cresciuta dell’11%, trainata dal “recupero degli acquisti voluttuari”.
Traduzione: mentre alcuni stringono la cinghia, noi GenX continuiamo a comprare… anche quello che non è strettamente indispensabile.
A sensazione, chi pensate che stia pagando quindi l’INPS, i mutui, gli abbonamenti streaming, la tecnologia premium, i ristoranti stellati e le scuole private?
Esatto: i GenX.
Quelli che i giornali chiamano “sfigati”, ma che in realtà muovono un mercato da 14 milioni di consumatori con redditi superiori del 50% alla media nazionale (3.900€/mese contro i 2.600€ di media nazionale)
i GenX sono:
- più numerosi dei Millennials,
- più stabili psicologicamente,
- più centrali dal punto di vista del peso economico.
Siamo la generazione che regge il Paese… anche se alcuni media sembrano faticare a riconoscerlo.
Il paradosso del marketing: un target perfetto… ignorato
Per chi, come me, lavora nel marketing, questa situazione ha del grottesco.
I GenX hanno:
- il potere d’acquisto più alto,
- sono la seconda generazione più numerosa,
- fanno più ricerche prima di acquistare,
- sono fedeli ai brand.
In pratica: il target ideale.
Eppure, per la maggior parte delle aziende, sembriamo invisibili.
Mentre ogni agenzia si arrovella su “come intercettare i Millennials” o “capire la GenZ”,
noi GenX restiamo lì – con i nostri 46.786 euro di reddito familiare annuo medio – a comprare prodotti progettati per ventenni senza portafoglio.
I dati parlano chiaro.
Uno studio MGvision definisce i GenX “il target più semplice da raggiungere: propensi all’interazione, fedeli, con abitudini d’acquisto stabili”.
Tradotto dal marketingese: compriamo, torniamo, e non cambiamo idea ogni cinque minuti.
Sarebbe il sogno di ogni brand. A meno che il marketing non sia gestito solo da ventisettenni autoreferenziali. 🤔
Eppure…
L’86,4% di noi chiede più prodotti pensati davvero per le proprie esigenze (Inside Marketing, 2023).
E cosa troviamo sugli scaffali?
- 📱 Smartphone con 47 fotocamere pensati per chi non ha mai visto una macchina fotografica.
- 🚗 Auto con look e caratteristiche studiate per neopatentati
- 📺 Campagne pubblicitarie che oscillano tra il boomer rimbambito e il GenZ iperattivo.
E noi, i GenX?
Secondo Alma Digital:
- facciamo il 7% in più di ricerche rispetto alla media prima di ogni acquisto.
- siamo informati, esigenti e con soldi veri da spendere.
Ma il marketing continua a inseguire chi compra su TikTok… per poi restituire tutto subito dopo la fine del reel.
È come avere il cliente perfetto alla porta… e uscire a cercarne uno senza portafoglio.
Ancora Alma Digital parla di “notevole potere di spesa” per i GenX.
Ma viviamo in un mercato progettato da e per generazioni che quel potere se lo sognano.
La letteratura specializzata è chiara: “La Generazione X è costantemente ignorata nel digital marketing, nonostante rappresenti il segmento più ampio della popolazione italiana.”
Risultato? 14 milioni di italiani continuano a comprare prodotti pensati per altri, aspettando che qualcuno si accorga che siamo noi quelli con le carte di credito vere, le case da arredare, i figli da crescere.
Ma tranquilli. Quando il marketing si sveglierà… sarà l’inizio dell’economia GenX.
Verdetto finale: chi sono i veri looser?
Dopo questo tour de force tra dati e realtà, ripropongo la domanda: credete ancora che i GenX siano dei “looser”?
Noi, che abbiamo attraversato quattro rivoluzioni tecnologiche, due crisi economiche globali, il terrorismo internazionale, e siamo usciti più forti, più sani, più innovativi e più equilibrati di chiunque altro?
O forse quelli che scrivono articoli basati su pregiudizi invece che su dati, che confondono il silenzio con la sconfitta, che non riescono a riconoscere l’eccellenza quando la vedono?
Per altro anche i boomer non sono esenti da critiche visto che hanno detto che Internet era una moda, che Netflix avrebbe fallito, che Tesla non avrebbe mai venduto un’auto.
I principi LIBAD per una GenX consapevole
Prima di chiudere, lasciamo qualche principio LIBAD che ogni GenX dovrebbe tenere a mente:
- “Le crisi non ti spezzano se sai che sono temporanee” – Noi lo abbiamo imparato negli anni ’80 e ce ne serviamo ancora oggi.
- “L’innovazione vera risolve problemi reali, non ego personali” – Ecco perché i nostri innovatori cambiano il mondo, non solo i trending topic.
- “La resilienza si allena, non si eredita” – Ogni difficoltà attraversata ci ha reso più forti per la prossima.
- “Il divorzio non è un fallimento, ma un upgrade” – Abbiamo sdoganato la ricerca della felicità contro la convenzione sociale.
- “A 50 anni puoi essere più forte di quanto eri a 30” – L’abbiamo dimostrato scientificamente, ora tocca viverlo.
Conclusione: non serve un vincitore, serve un po’ di lucidità
Abbiamo visto i dati. Abbiamo messo in discussione i luoghi comuni. Abbiamo risposto — con ironia e fatti — a chi ci dava per finiti, invisibili o peggio: irrilevanti.
L’Economist può tenere i suoi giudizi. Noi teniamo i fatti.
Ma ora, chiudiamo con una riflessione diversa.
Forse è arrivato il momento di smettere di cercare il colpevole dei propri problemi (o di quelli del mondo!) in un’altra generazione.
I Boomer non ci hanno fregato il futuro, i Millennials non sono tutti lamentosi, e la GenZ non vive solo di TikTok e diagnosi online.
Ogni generazione ha ombre e superpoteri.
E come in un divorzio, continuare a farsi la guerra serve solo a peggiorare le cose.
Possiamo anche vivere “separati in casa” — con gusti, valori e linguaggi diversi — ma il pianeta, l’economia, le crisi e i figli… quelli sono comuni. E richiedono soluzioni, non gare a chi ce l’ha più lungo (scusate, poco politically correct ma necessario).
Noi GenX siamo pronti a fare la nostra parte.
Come sempre, senza fare troppo rumore. Ma con sostanza.
Nella speranza che magari, stavolta, siate in grado di riconoscerlo.
P.S.: Se questo articolo vi ha convinto che forse, ma proprio forse, non siamo proprio dei looser, condividetelo. Ma senza troppo hype: siamo GenX, facciamo le cose con classe.