Cocooning Sociale: quando riconoscere che è ora di voltare pagina – parte 2

Tempo di lettura: 8 minuti

Bentornati separandi in potenza e non ancora in atto! Se avete letto la prima parte del nostro viaggio nel mondo del cocooning sociale, probabilmente avete passato gli ultimi giorni a osservare la vostra vita sociale con lo stesso sospetto con cui guardate le notifiche del calendario che vi ricordano l’anniversario di matrimonio.

Per i ritardatari che si stanno unendo solo ora a questa avventura nel mondo delle relazioni moderne: vi consiglio caldamente di fare un salto a leggere la prima parte. Altrimenti è come guardare “Il Signore degli Anelli” partendo dal secondo film: si può fare, ma vi perdereste un sacco di retroscena interessanti!

A proposito di retroscena, nella prima parte abbiamo scoperto che il cocooning sociale è quel fenomeno per cui le coppie evitano l’intimità emotiva come se fosse una telefonata dei call center, rifugiandosi in un vortice infinito di attività sociali. Abbiamo anche visto che questo comportamento è più comune di quanto pensiate – più diffuso persino delle diete post-natalizie di gennaio!

E ora? Se vi state chiedendo “Ma quindi? Cosa c’è di male se mi piace organizzare cene con gli amici?”, siete nel posto giusto. Se queste cene servono più a evitare discussioni o momenti a due che a divertirti, potrebbe essere il momento di riflettere su cosa sta succedendo nella relazione.

Oggi andremo ancora più a fondo, esplorando chi sono i protagonisti di questo balletto relazionale e, soprattutto, cercheremo di capire se è il caso di continuare a ballare o se è ora di cambiare musica… e magari anche sala da ballo.

Ma prima di tuffarci nelle profondità del “chi fa cosa” nel cocooning sociale, dobbiamo affrontare un elemento cruciale: il motivo per cui questo comportamento è diventato così diffuso.

Sapete cosa trovo strano? Che la società sembra vedere tutto questo come perfettamente normale.

Pensateci un attimo. Le commedie romantiche di Hollywood ci bombardano con l’idea che la vita di coppia sia un susseguirsi di brunch con gli amici, feste scintillanti e vacanze di gruppo. È come se il cameraman avesse l’allergia alle scene di intimità a due che non coinvolgano sesso o litigi drammatici. Che fine hanno fatto le conversazioni profonde davanti a un bicchiere di vino? Probabilmente tagliate al montaggio perché non abbastanza eccitanti.

E non è solo Hollywood. I social media ci spingono a condividere ogni aspetto della nostra vita… tranne, guarda caso, i momenti di vera intimità con il partner. Postare la foto della cena romantica? Assolutamente sì. Condividere una conversazione profonda e vulnerabile? Oh no, questo è troppo privato (o forse troppo noioso per i like?).

Persino la pubblicità gioca la sua parte. Quante volte avete visto spot che mostrano coppie felici circondate da amici, ma raramente momenti di vera connessione a due? È come se il marketing ci stesse dicendo: “Ehi, non preoccuparti se non hai un rapporto profondo con il tuo partner. Guarda quanti amici hai!”

Potrebbe sembrare una soluzione temporanea per evitare problemi, ma alla lunga non risolve nulla. Anzi, finisce per creare distanze, fisiche ed emotive, sempre più profonde e difficili da colmare.

Chi ne è protagonista?

Innanzitutto, parliamo di differenze di genere. Secondo gli studi di Deborah Tannen negli anni 90 del secolo scorso, le donne tendono a cercare connessioni emotive attraverso la conversazione, mentre gli uomini… beh, diciamo che spesso preferirebbero guardare la vernice asciugarsi piuttosto che parlare di sentimenti.

Ma attenzione! Lisa Diamond, nel nuovo millennio evidenzia che non è tutto bianco o nero. Ci sono uomini che vorrebbero più intimità emotiva e donne che preferiscono mantenere le distanze.

E chi soffre di più in questa danza dell’evitamento? Secondo uno studio del solito Gottman, le donne tendono a sentire più acutamente la mancanza di intimità emotiva: non sempre riescono ad affrontare la cosa con il partner ma quasi sempre ne parlano diffusamente con le amiche.

Ma la vera star di questo show è lo stile di attaccamento. Phillip Shaver e Cindy Hazan ci dicono che le persone con attaccamento evitante sono le regine e i re incontrastati del cocooning sociale.

Esistono anche fattori culturali: Matsumoto e Juang ci ricordano che in alcune culture, l’espressione aperta delle emozioni è vista con lo stesso entusiasmo con cui si accoglie una multa per divieto di sosta. Se uno o entrambi i partner appartengono ad una di quelle culture, il cocooning sociale potrebbe avere una valenza diversa..

Ciò che è certo è che una volta che entri nel meccanismo del cocooning sociale, è difficile uscirne.

Quindi, che tu sia un Gen-X nostalgico dei tempi in cui le relazioni si gestivano senza emoji, o un Millennial che pensa che “Netflix and chill” sia la definizione di appuntamento romantico, ricorda: il cocooning sociale non discrimina.

Riconoscere di essere in questa situazione è comunque un primo passo. Nel prossimo paragrafo, esploreremo le conseguenze di questo comportamento.

Quali sono le conseguenze

Iniziamo dalla soddisfazione relazionale. Secondo il nostro amico John Gottman, il cocooning sociale fa crollare la soddisfazione di coppia più velocemente di un castello di carte in una tempesta. È come se steste lentamente drenando la vostra relazione di tutto ciò che la rende… una relazione.

Ma non è tutto! Ricordate quando parlavamo delle “relazioni di business” o “di amicizia”? Stephanie Coontz ci mostra che molte coppie, col tempo, si ritrovano a vivere una relazione che sembra più un contratto aziendale che un legame romantico.

E non sottovalutiamo l’impatto psicologico individuale: Sally Murray ha evidenziato come l’insicurezza relazionale, causata dall’evitamento dell’intimità, possa portare ad ansia e depressione. Uno studio del 2013 della Dott.sa Lisa Jaremka ha addirittura dimostrato che la solitudine cronica (eh sì, si può essere soli anche in una relazione) può indebolire il sistema immunitario più di un’infezione prolungata. È come se il vostro corpo vi dicesse: “Non vuoi connetterti emotivamente? Allora non ti aiuterò a combattere quel raffreddore!”.

In sintesi, il cocooning sociale è come mettere la vostra relazione in freezer: sembra che la stiate preservando, ma in realtà la state solo congelando.

Riconoscere quando la relazione è finita

Come si fa a capire se il cocooning sociale è un segnale che la vostra relazione è ormai agli sgoccioli?

Il dottor Gary Chapman, famoso per la sua teoria dei “5 linguaggi dell’amore”, sostiene che quando tutti e cinque i linguaggi diventano muti, potrebbe essere il momento di chiedersi se c’è ancora qualcosa da dire.

Ma attenzione! Riconoscere la fine di una relazione non è un fallimento. È come ammettere che quel paio di jeans che tenete nell’armadio da 10 anni sperando di rientrarci un giorno, beh, forse è ora di lasciarli andare.

Il professor George Bonanno, esperto di resilienza, ci ricorda che a volte lasciare andare richiede più coraggio che aggrapparsi.

Prolungare una relazione finita può ostacolare la vostra crescita personale; secondo la dottoressa Judith Sills rimanere in una relazione non funzionale è come cercare di far crescere un fiore in un vaso senza terra: non importa quanto lo innaffiate, non crescerà.

Quindi, se vi ritrovate a praticare il cocooning sociale più di quanto pratichiate qualsiasi altra cosa nella vostra relazione, potrebbe essere il momento di fare un respiro profondo e chiedervi: “È questo ciò che voglio per il resto della mia vita?”.

E se la risposta è no… avete fatto il primo passo verso una vita più autentica e soddisfacente. Nel prossimo paragrafo, esploreremo come affrontare questa realizzazione e muoversi verso un futuro migliore.

Affrontare la fine: verso un futuro migliore

Se vi siete identificati in quanto raccontato fin qui, probabilmente avete realizzato che la vostra relazione ha più red flag di una parata della Cina comunista. Ma non temete! Come diceva Friedrich Nietzsche, “Devi avere il caos dentro di te per partorire una stella danzante.” E fidatevi, dopo una relazione di cocooning sociale, avete sicuramente abbastanza caos per una compagnia di balletto al completo.

Sta a voi quindi capire se la vostra relazione è giunta al capolinea o se siete in grado di invertire la marcia.

Ricordate comunque che la fine di una relazione non è la fine della vostra storia. È solo la fine di un capitolo. E forse il prossimo sarà scritto in caratteri più grandi, con più spazio per respirare e meno necessità di leggere tra le righe!


Conclusione: abbracciare il cambiamento per una vita più autentica?

In breve, il cocooning sociale è come mettere la vostra relazione in modalità aereo. Sembra sicuro, ma alla fine vi ritrovate senza connessione. E come abbiamo visto, può essere il segnale che la vostra relazione sia un malato terminale.

Ma ricordate: riconoscere la fine di una relazione non è un fallimento, è un atto di coraggio. È come ammettere che quel maglione regalato da vostra zia non solo non vi sta bene, ma probabilmente non vi è mai stato. E va bene così.

Il dottor Tal Ben-Shahar ci ricorda che la felicità non è l’assenza di emozioni negative, ma la capacità di navigarle con grazia. Quindi, se vi sentite tristi, arrabbiati o confusi, congratulazioni! Siete umani, non automi.

La vita dopo una relazione finita può essere sorprendentemente meravigliosa. È come uscire da un film in 2D e scoprire il mondo in 3D: pieno di possibilità! Potreste trovare nuove passioni, fare amicizie diverse o godervi la libertà di cenare a mezzanotte senza essere giudicati.

Allora, che ne dite? Siete pronti a dire addio al cocooning sociale e ad abbracciare una vita più autentica? Il cambiamento può fare paura, ma sapete cosa fa più paura? Rimanere intrappolati in una relazione che va avanti per inerzia, come un’auto in riserva sperando di riuscire ad arrivare al prossimo distributore.

Vi lascio con un ultimo pensiero: la prossima volta che organizzerete l’ennesima cena di gruppo per evitare una serata a due, fermatevi e chiedetevi: “È davvero questo ciò che voglio?” Se la risposta è no, forse è il momento di fare un po’ di pulizia.

Dopotutto, come diceva il filosofo Jiddu Krishnamurti, “La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare se stessi senza giudicare.” Osservatevi, non giudicatevi, e poi, se necessario, liberate quel cactus emotivo per fare spazio a qualcosa di più vivo e vibrante!


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *