I vostri racconti: il coraggio di confessare il proprio tradimento – La storia di Noemi

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Cari lettori, bentornati al nostro incontro periodico di ‘Divorziati Anonimi’ dove il primo passo è riconoscere che il proprio matrimonio non funzionava!  

Matrimonio infelice

Questo spazio nasce dal desiderio di condividere esperienze reali, vissute sulla pelle di chi, come voi, ha attraversato il difficile percorso della separazione e del divorzio. Dopo aver condiviso la storia di Franco, e prima ancora la storia Mara, entrambe molto toccanti, oggi vi presentiamo un racconto che sfida molti dei luoghi comuni sul tradimento e sul matrimonio.

Avevamo anticipato l’arrivo di altre due storie maschili, ma i nostri lettori/scrittori hanno chiesto ancora un po’ di tempo e nel frattempo è arrivata questa storia molto personale (lo sono tutte del resto) che è in grado di smuovere parecchie cose in molti di noi.

Prima di addentrarci nella storia, desideriamo ringraziare di cuore Noemi (nome di fantasia scelto dalla nostra lettrice) per il suo straordinario coraggio. Condividere una storia di tradimento, soprattutto quando si è stati coloro che hanno tradito, richiede una forza e un’onestà non comuni.

Ricordiamoci sempre che dietro ogni azione c’è una storia, spesso più complessa di quanto possa apparire a prima vista.

Ecco a voi la storia di Noemi, raccontata con le sue parole:

Ciao, sono Noemi.

Ho 48 anni e desidero raccontarvi la mia storia. Una storia di tradimento che, per certi versi, potrebbe sembrare un cliché. Eppure, come spesso accade, dietro a ogni "cliché" c'è una complessità profonda, fatta di sentimenti, desideri repressi e scelte difficili.

Quando ho incontrato Gianluca, eravamo entrambi all'apice delle nostre carriere. Lui era un brillante responsabile vendite, io una consulente legale di successo, chiamata dalla sua azienda per una consulenza. Avevamo trent'anni, pieni di ambizioni e sogni. Dopo un periodo di frequentazione, abbiamo deciso di andare a vivere insieme, e poi ci siamo sposati. La nostra vita sembrava quella perfetta di una coppia vincente: due carriere in ascesa, viaggi, cene importanti, la sensazione che niente potesse fermarci.

Poi, due anni dopo il matrimonio, la svolta. Gianluca ha ricevuto una promozione straordinaria: direttore commerciale nella casa madre in Germania. Ricordo ancora l'entusiasmo con cui me ne ha parlato, gli occhi brillanti di chi sa di aver raggiunto un traguardo incredibile. Mi convinse che quella fosse l’occasione che non potevamo perdere, un’opportunità che avrebbe cambiato le nostre vite in meglio. E, in effetti, così sembrava. La casa che ci hanno offerto era stupenda, lo stipendio e i benefit avrebbero garantito un tenore di vita altissimo, anche se avessi smesso di lavorare. “Potremmo finalmente pensare a un figlio,” mi diceva.

Così, nonostante non fossi completamente convinta di rinunciare alla mia carriera, ho deciso di seguirlo. L'idea di diventare madre a tempo pieno mi spaventava, ma mi sono detta che forse quella era la strada giusta. Eppure, una volta arrivati in Germania, le cose non sono andate come immaginavo. Provavamo ad avere un figlio, ma senza successo. La frustrazione aumentava, così come la sensazione di inadeguatezza che lentamente mi soffocava. Nel frattempo, avevo lasciato il mio lavoro e i tentativi di trovarne uno all'altezza del mio curriculum si rivelavano fallimentari. Sentivo che stavo perdendo la mia identità.

Finalmente, dopo stimolazioni ormonali e numerosi tentativi di fecondazione assistita, sono rimasta incinta. Ma quando è nata mia figlia, qualcosa dentro di me è cambiato. Non provavo quell'amore immediato e travolgente di cui tutti parlano. Guardavo mia figlia (che ora invece adoro!) e mi sentivo distante, come se non fosse davvero parte di me. Ero in una spirale di tristezza, più profonda della depressione post-partum. Non ero solo depressa, ero persa. Avevo smarrito me stessa.

Nel frattempo, Gianluca continuava a vivere la sua vita. Non c'era più intimità tra di noi, non mi cercava più. Io mi chiudevo sempre di più in me stessa, sentendomi inadatta, e lui rispondeva proponendomi di uscire, di partecipare a eventi sociali. Ma io non riuscivo a essere di compagnia. Mi sentivo un'ombra, un ornamento da portare a feste e cene, senza mai essere davvero vista.

A questo punto, molti di voi potrebbero pensare che la storia sia prevedibile: lui, stanco della moglie depressa e assente, trova conforto in una donna più giovane, allegra, festaiola. Ma la verità è che non è andata così. Sono io che l’ho tradito.

La mia relazione extraconiugale è iniziata in modo inaspettato. Mentre portavo mia figlia all’asilo, ho iniziato a parlare con un altro genitore. Era il padre di un bambino, tedesco, non lavorava perché la sua famiglia gli aveva lasciato diverse proprietà da gestire. Dopo aver accompagnato suo figlio, passava il tempo visitando mostre, gallerie d’arte, eventi culturali. Sembrava vivere una vita completamente diversa da quella di mio marito, sempre immerso nel lavoro. Una vita che mi affascinava.

Un giorno mi ha chiesto di andare con lui a una mostra, e, sebbene mi sembrasse strano, ho accettato. Con mio marito dovevo insistere sempre io per andare in un museo! 

Mi sono ritrovata in un mondo che avevo dimenticato, fatto di stimoli culturali e conversazioni profonde. Da quel momento, abbiamo iniziato a frequentarci regolarmente, e ogni giorno con lui mi faceva sentire più viva. E poi, inevitabilmente, siamo finiti a letto insieme. Ricordo ancora la prima volta, il senso di colpa e la vergogna che mi hanno invasa subito dopo. Sono tornata a casa e sono rimasta sotto la doccia per venti minuti, come se potessi lavare via tutto.

La nostra relazione è andata avanti per mesi (il sesso, dopo così tanto tempo di astinenza, e l'affinità mentale mi hanno letteralmente travolta), fino a quando ho deciso di confessare a Gianluca. 
Ma per lui non è stata una rivelazione: già sapeva tutto. Mi aveva fatto seguire dal suo autista non appena mi aveva vista diversa, sapeva cosa facevo ma voleva vedere come mi sarei comportata. Sono scappata dal tedesco e abbiamo provato a ricucire, ma era troppo tardi. Lui non riusciva a perdonarmi e io a ritrovare la passione per lui.

Dopo 6 mesi di trascinamenti ci siamo lasciati. E in breve abbiamo divorziato.
Per un anno, i sensi di colpa mi hanno tormentata, 
non riuscivo a perdonarmi per quanto avevo fatto e mi chiedevo se il nostro rapporto sarebbe potuto essere salvato. Ma la verità è che ci eravamo già persi, molto prima del tradimento.

Ora, a distanza di tempo, ho fatto pace con me stessa. Sono tornata in Italia, ho riscoperto la mia indipendenza e ho trovato nuovi interessi. Da otto mesi frequento un altro uomo, un uomo buono, con cui ho ritrovato passione e complicità. Non so dove mi porterà questa nuova relazione, ma posso dire che sono rinata.

Condivido la mia storia perché credo possa essere utile a qualcuno. Non siate troppo severi nei confronti del tradimento. Spesso, non è altro che il sintomo di un problema più profondo, un campanello d'allarme che ci costringe a guardarci dentro e a fare i conti con le nostre scelte. Non è mai solo bianco o nero, giusto o sbagliato. La vita, come l'amore, è fatta di sfumature.

Wow, Noemi. Se questo fosse un film, ora saremmo tutti a fissare lo schermo in silenzio, con un nodo alla gola e magari una lacrima che scende sulla guancia.

È difficile non sentire il peso delle emozioni di Noemi: la frustrazione di una carriera abbandonata, il senso di inadeguatezza come madre, la solitudine in un paese straniero, e poi il tumulto del tradimento, del divorzio e della rinascita. Ci ha aperto il suo cuore senza filtri, mostrandoci tutte le sfumature che esistono nelle relazioni umane.

E ora? Beh, ora prendiamo un respiro profondo, e cerchiamo di dare un nostro senso a tutto questo. Perché la storia di Noemi non è solo un racconto personale, ma uno specchio in cui molti di noi potrebbero riconoscersi, almeno in parte.

Di seguito alcuni spunti che io mi sono segnato:

  1. L’importanza dell’identità personale nel matrimonio Noemi ha sacrificato la sua carriera e, con essa, una parte fondamentale della sua identità. Questo ci ricorda quanto sia cruciale mantenere la propria individualità all’interno di una relazione, per entrambi i partner. A questo proposito avete letto il nostro articolo Confini personali post-divorzio: guida pratica per chi ha detto troppi “si” nelle relazioni ?
  2. La pressione sociale e le aspettative di genere La decisione di Noemi di seguire il marito e diventare madre a tempo pieno riflette pressioni sociali ancora molto presenti. È fondamentale chiedersi se le scelte che facciamo rispecchiano davvero i nostri desideri o se sono dettate da aspettative esterne.
  3. La depressione post-partum e l’alienazione L’esperienza di Noemi dopo la nascita della figlia è un potente promemoria della realtà della depressione post-partum e di come possa influenzare profondamente non solo la madre, ma l’intera dinamica familiare.
  4. La comunicazione come pilastro della relazione Il graduale allontanamento tra Noemi e Gianluca evidenzia quanto sia fondamentale mantenere aperta la comunicazione, soprattutto nei momenti di crisi. A questo proposito consiglio il nostro articolo Navigare nelle tempeste coniugali: lezioni dal Love Lab di Gottman
  5. Il tradimento come sintomo, non causa La storia di Noemi ci invita a guardare oltre il tradimento stesso, per comprendere le dinamiche più profonde che possono portare a tale azione. Noemi ci dice che il tradimento è più frequente di quanto si pensi, a questo proposito avete letto il nostro articolo su L’amore ai tempi dei tradimenti: un manuale ironico di sopravvivenza (con qualche dato statistico)
  6. La riscoperta di sé dopo il divorzio Il percorso di Noemi dopo la separazione dimostra come, nonostante il dolore, il divorzio possa essere un’opportunità di crescita e rinascita personale. a questo proposito avete letto Separazione: cosa fare nei primi 300 giorni. La tua guida per riscoprire te stesso/a ?

La psicologia ha svolto diversi studi sul tradimento, di seguito alcuni aspetti che sono stati considerati

Differenze di genere nel superamento del tradimento Le ricerche mostrano alcune differenze interessanti tra uomini e donne nel modo in cui affrontano e superano un tradimento. Secondo uno studio condotto da Glass e Wright, le donne tendono a essere più turbate dall’intimità emotiva del partner con un’altra persona, mentre gli uomini sono più colpiti dall’infedeltà sessuale. Questo potrebbe influenzare il processo di guarigione e perdono.

Il perdono e la ricostruzione della fiducia. La psicologa Shirley Glass, nel suo libro “Not Just Friends”, sottolinea che il perdono non è un evento singolo, ma un processo. La ricostruzione della fiducia richiede tempo, impegno e onestà da entrambe le parti.

L’impatto del tradimento sulla salute mentale. Uno studio pubblicato nel Journal of Social and Personal Relationships nel 2018, ha evidenziato che essere traditi può portare a sintomi simili al disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Questo sottolinea l’importanza di un supporto psicologico adeguato per chi ha subito un tradimento.

Il tradimento no riguarda solo il sesso. La psicologa Esther Perel, nota per il suo lavoro sulle relazioni e l’infedeltà, afferma che il tradimento è spesso è una ricerca di sé stessi, un’esplorazione di parti della propria identità che sono andate perse o che non sono mai state pienamente espresse all’interno della relazione primaria.

Questa prospettiva, supportata da ricerche nel campo della psicologia delle relazioni, ci aiuta a comprendere meglio l’esperienza di Noemi. Il suo tradimento non è stato un atto di egoismo o di puro piacere, ma un disperato tentativo di riconnettersi con parti di sé che aveva soppresso o dimenticato.

Impatto sui figli. Un aspetto importante che non è stato esplorato in profondità nella storia di Noemi, e che merita una riflessione a parte, è l’impatto che queste dinamiche familiari possono avere sui figli, in questo caso sulla figlia di Noemi e Gianluca.

Nonostante la lettera di Noemi si concentri principalmente sulla sua esperienza personale e sulla dinamica di coppia, non possiamo ignorare che al centro di questa storia c’è anche una bambina. Come può aver vissuto questi cambiamenti? Quali potrebbero essere gli effetti a lungo termine di questa situazione sul suo sviluppo emotivo e sulla sua futura visione delle relazioni?

Questi sono interrogativi cruciali che meriterebbero un approfondimento a sé stante. L’impatto del divorzio e del tradimento sui figli è un tema complesso e delicato, che varia notevolmente a seconda dell’età dei bambini, del modo in cui la situazione viene gestita dai genitori e del supporto che ricevono.

In un futuro articolo, esploreremo più a fondo questo aspetto, analizzando con il supporto di uno psicologo, tra le altre cose

  • Come parlare ai figli del tradimento e del divorzio in modo appropriato per la loro età
  • Gli effetti a breve e lungo termine sullo sviluppo emotivo dei bambini
  • Strategie per minimizzare l’impatto negativo e promuovere la resilienza nei figli
  • L’importanza della co-genitorialità positiva dopo la separazione
  • Quando e come cercare supporto professionale per i figli

In generale è fondamentale non perdere di vista il benessere dei figli, che spesso sono i più vulnerabili nei contesti di crisi familiare.

Tocca a voi

Ora vorrei rivolgere alcune domande a voi:

  1. Avete mai vissuto storie di tradimento, sia come chi ha tradito sia come chi è stato tradito? Come avete affrontato la situazione?
  2. Secondo voi, si può perdonare un tradimento? Se sì, in quali circostanze? Se no, perché?
  3. Cosa pensate sia necessario in una relazione per prevenire il tradimento?
  4. La storia di Noemi vi ha fatto vedere il tradimento da una prospettiva diversa? In che modo?

Vi invitiamo a riflettere su queste domande e, se vi sentite a vostro agio, a condividere i vostri pensieri nei commenti qui sotto oppure scrivendoci. Le vostre esperienze e opinioni possono essere di grande aiuto per altri lettori che stanno attraversando situazioni simili. Non siamo qui per giudicare, ma per comprendere e supportarci a vicenda. Ogni storia, ogni esperienza, contribuisce a creare una comunità più consapevole e compassionevole.

Se desiderate condividere la vostra storia di seguito alcune indicazioni

Inviatela tramite DM sui nostri social, oppure usando l’apposito form su lifeisbetterafterdivorce.com

  • Lunghezza consigliata: tra le 500 e le 1000 parole
  • Siate onesti, ma rispettosi
  • Se preferite rimanere anonimi, fatecelo sapere

Come sempre, garantiamo la possibilità di rimanere anonimi.

Grazie ancora, Noemi per aver condiviso la tua storia.

Life is Better After Divorce non è solo un nome, ma una promessa: c’è sempre speranza e possibilità di rinascita, anche dopo le esperienze più dolorose. Continuiamo a supportarci e a crescere insieme.


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