Il Matrimonio Italiano visto da un Alieno (o da una Intelligenza Artificiale)

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Oggi vi propongo un esperimento mentale: immaginiamo cosa potrebbe pensare del matrimonio in Italia un individuo completamente privo di pregiudizi, non influenzato da secoli di romanzi sdolcinati o da film hollywoodiani pieni di cliché. Pensate a qualcuno guidato solo dalla logica pura. Esatto, parlo di un extraterrestre appena sbarcato sul nostro pianeta, che tenta di decifrare le strane abitudini umane, in particolare quelle italiane.

Certo, potremmo discutere se gli alieni debbano essere per forza solo logici (chi lo sa, magari hanno anche loro i loro momenti da soap opera galattica!), ma io me li immagino un po’ alla Dr. Spock di Star Trek: razionali e distaccati. (Se non sai chi sia il famoso Vulcaniano, fidati, vale la pena fare un salto su YouTube e guardare questo video: link).

Dunque, il nostro amico extraterrestre ha sentito parlare del matrimonio, ma, come molti di noi, non riesce proprio a capirlo. Qual è la sua prima mossa? Ovviamente, interrogare un umano!

In questo articolo, vedremo una serie di domande che il nostro alieno potrebbe porre per capire cosa sia esattamente il matrimonio e, soprattutto, se abbia davvero senso sposarsi.  L’umano di turno – cioè io, alias LIBAD – risponderà con una dose di realismo, dati alla mano, e un pizzico di ironia.

Siete pronti? Come direbbe Yoda: “Perdere tempo, no; iniziare, il momento è!”

Nota: Avete cliccato su questo articolo perché c’era scritto “Intelligenza Artificiale” nel titolo e ora vi trovate a leggere di extraterrestri? Beh, non preoccupatevi: anche un’IA è fondamentalmente guidata da scelte razionali. E per chi avrà la pazienza di leggere fino in fondo, ho una piccola sorpresa: chiederò all’IA più famosa (sì, ChatGPT) di dirci cosa pensa del matrimonio. Curiosi? Continuate a leggere!

Domanda 1: Che Cos’è il Matrimonio?

ET: Saluti, essere umano. I miei sensori hanno rilevato discussioni su un fenomeno chiamato ‘matrimonio’. Potresti fornire una definizione precisa di questa pratica terrestre?

LIBAD: Certamente! Il matrimonio è una di quelle realtà che ha molte facce, quindi cercherò di riassumere. In pratica, è un’unione romantica e legale tra due persone. Legalmente, stabilisce diritti e doveri reciproci tra i coniugi. Religiosamente, è  un sacramento (almeno nella religione cattolica). Dal punto di vista del diritto di famiglia, crea una nuova unità familiare con implicazioni giuridiche significative (sempre dal punto di vista legale)

ET: I dati forniti risultano insufficienti per una comprensione completa. La mia analisi rivela una discrepanza tra gli aspetti romantici e legali di questa pratica. Richiedo chiarimenti sui seguenti punti:

  1. Differenziazione: In che modo il ‘matrimonio’ si distingue da altre forme di unione romantica come ‘convivenza’ e ‘fidanzamento’?
  2. Inconsistenza nelle fonti di informazione: a) Il vostro archivio di conoscenza globale (‘Wikipedia’) enfatizza principalmente gli aspetti legali. b) Le vostre simulazioni visive di intrattenimento (‘film di Hollywood’) rappresentano il matrimonio come un evento sociale elaborato, caratterizzato da abbigliamento non funzionale e presenza di molteplici individui non direttamente coinvolti nel contratto.

Potete fornire una spiegazione logica per queste apparenti contraddizioni?

LIBAD: Capisco la tua confusione, davvero!  Effettivamente, esistono diverse tipologie di unioni umane con varie sfaccettature che possono confondere. Provo a spiegarti le differenze:

  • Fidanzamento:

Definizione: Un accordo informale tra due individui di impegnarsi in una relazione esclusiva.

Valore legale: Nessuno. È puramente una convenzione sociale. (esiste la prassi che nel caso non si convoli a nozze vadano restituiti eventuali doni e/o rimborsate le spese già sostenute, ma non vi sono obblighi di legge)

Durata media in Italia: 3,5 anni prima del matrimonio.

  • Convivenza:

Definizione: Due individui che condividono una residenza e una relazione intima.

Valore legale: Senza accordi scritti, limitato. In Italia però, dal 2016, esiste la possibilità di stipulare “contratti di convivenza” che offrono alcune tutele, leggermente inferiori al matrimonio (previsto regime patrimoniale, diritti successori, diritto di visita e decisioni mediche, subentro in contratto d’affitto), ed ha il vantaggio di consentire gli accordi prematrimoniali.

Statistiche: il 37% delle coppie italiane convive senza essere sposata (dati ISTAT 2022), con un aumento del 50% negli ultimi 10 anni.

  • Matrimonio:

Definizione: Un vincolo tra due individui, che produce conseguenze giuridiche in termini di diritti e doveri reciproci previsti dal codice civile.

Valore legale: Massimo. Ha durata indeterminata. Implica conseguenze giuridiche significative in termini di proprietà, eredità, tasse, e diritti in caso di separazione.

Aspetti specifici unici: reversibilità della pensione: Diritto del coniuge superstite.

E’ importante notare che i figli nati in qualsiasi forma di unione (o anche al di fuori) godono in Italia degli stessi diritti giuridici dei figli nati all’interno di un matrimonio

Riguardo alla tua osservazione su Hollywood, hai colto nel segno. La rappresentazione mediatica del matrimonio spesso enfatizza l’aspetto celebrativo, ma è importante distinguere tra:

Cerimonia: L’evento sociale, che può variare da fastoso a minimalista.

  • Costo medio di un matrimonio in Italia: 20.000-30.000 euro.
  • Numero medio di invitati: 100 persone.

Atto legale: La firma del contratto matrimoniale davanti a un ufficiale di stato civile.

  • Costo: Circa 16 euro per le marche da bollo.
  • Durata: Circa 20 minuti.

Solo l’atto legale è necessario per la validità del matrimonio. La cerimonia elaborata, sebbene comune, è un’aggiunta cultural/sociale non essenziale dal punto di vista giuridico. E comunque nulla impedisce di fare una cerimonia anche per una convivenza!

ET: Affascinante. Dunque, gli umani investono migliaia di crediti monetari per celebrare qualcosa che può durare solo venti minuti e richiederebbe solo una firma… stravagante! Elaborazione dati in corso. Registrazione informazione parziale: il matrimonio, ridotto ai suoi elementi essenziali, sembrerebbe configurarsi primariamente come un accordo legale e giuridico. Necessità di ulteriori dati per una comprensione completa del fenomeno.

Domanda 2: Quando è nato il matrimonio e perché?

ET: La mia banca dati temporale necessita di aggiornamenti. Qual è l’origine cronologica di questa usanza? E quale funzione pratica svolgeva nella vostra società primitiva?

LIBAD: Partiamo dall’origine del termine. La parola matrimonio deriva dal latino matrimonium, che viene da mater, ovvero ‘madre’. Il termine rifletteva l’idea che il matrimonio fosse strettamente legato alla procreazione e alla garanzia della continuità della famiglia. Ma attenzione, non era solo una questione di mettere al mondo figli: era fondamentale assicurarsi che quei figli fossero legittimi e, soprattutto, “appartenessero” davvero al marito.

In Mesopotamia, dove si trovano i primi documenti relativi al matrimonio, esso era principalmente un contratto economico-sociale che univa delle famiglie per proteggere il patrimonio e garantire la legittimità degli eredi. Le famiglie siglavano questo contratto come un affare commerciale, spesso coinvolgendo scambi di beni. Tipo: ‘Mi dai tua figlia? Ecco qui dieci cammelli, un po’ di terreni, e siamo a posto.’ I codici legali, come quello di Hammurabi, contenevano leggi precise per assicurare che la discendenza fosse chiara e legittima. Quindi sì, c’era una certa preoccupazione per la fedeltà della moglie, ma l’enfasi era più sulla protezione del patrimonio e sulla continuità della stirpe.

Poi arrivano i Romani, che fanno della legittimità della prole una questione fondamentale. Ecco perché il concetto di patria potestas dava al pater familias (il capo della famiglia) il controllo assoluto sui figli. E guai a chi metteva in discussione la purezza del lignaggio familiare: l’adulterio femminile era considerato una minaccia alla sacralità della discendenza.

ET: La mia analisi rileva un’anomalia nell’evoluzione di questo costrutto sociale. Inizialmente classificato come ‘contratto’, il ‘matrimonio’ sembra aver acquisito attributi non quantificabili denominati ‘valori religiosi’ e ‘aspetti romantici’. Richiedo chiarimenti su:

  • Il momento storico preciso in cui questi elementi non pragmatici sono stati integrati nel contratto originale.
  • La logica alla base di questa fusione tra accordo legale e concetti astratti come ‘religione’ e ‘romanticismo’.
  • L’impatto di questi nuovi elementi sull’efficacia e l’applicabilità del contratto originale.

Potete fornire dati concreti su come questa evoluzione ha influenzato l’utilità pratica del ‘matrimonio’ nella vostra società?

LIBAD: Ottima osservazione, amico spaziale. L’evoluzione del matrimonio è stata tutt’altro che lineare. Con l’avvento delle grandi religioni, il matrimonio iniziò ad assumere un significato più spirituale. Il Cristianesimo, per esempio, elevò il matrimonio a sacramento, trasformando questo contratto economico in un impegno sacro davanti a Dio. E qui il matrimonio non era solo questione di figli e proprietà, ma anche di salvaguardia dell’anima.

La castità prematrimoniale, imposta dalla Chiesa, contribuiva anche a mantenere l’ordine sociale. Se entrambi i partner fossero arrivati vergini al matrimonio, ci sarebbe stata la certezza che i figli nati dall’unione fossero legittimi… insomma, era un modo per mantenere tutti… ehm, ‘sulla retta via’, almeno in teoria! La Chiesa, che aveva un forte interesse nel mantenere l’ordine sociale e l’unità familiare, promuoveva la castità come un modo per garantire che le famiglie rimanessero forti e coese, ma anche come meccanismo per rafforzare la sua autorità come guida morale della società.

Il romanticismo, d’altra parte, è un concetto relativamente recente nella storia del matrimonio. Emerse principalmente durante il periodo dell’Illuminismo e si consolidò nell’era Vittoriana. L’idea che il matrimonio dovesse basarsi sull’amore romantico piuttosto che su considerazioni pratiche, economiche o familiari ha avuto un impatto profondo sulla società.

Quanto all’efficacia del contratto matrimoniale, l’introduzione di elementi religiosi e romantici ha avuto effetti contrastanti. Da un lato, l’aspetto sacro ha reso il matrimonio un vincolo più forte nella percezione sociale, aumentando la pressione per mantenerlo intatto. L’idea di un “impegno davanti a Dio” ha spesso scoraggiato le separazioni, anche in situazioni difficili.

D’altra parte, l’enfasi sull’amore romantico ha introdotto aspettative elevate e spesso irrealistiche nel matrimonio. Questo ha portato a una maggiore instabilità quando queste aspettative non vengono soddisfatte. In termini pratici, mentre il matrimonio come contratto economico poteva funzionare anche in assenza di affinità personale, il matrimonio romantico tende a dissolversi quando l’amore viene meno.

In sintesi, l’integrazione di elementi religiosi e romantici ha reso il matrimonio un’istituzione più complessa, con una maggiore enfasi su aspetti emotivi e spirituali difficilmente quantificabili. Questo ha certamente complicato la sua funzione di contratto sociale, introducendo variabili che vanno ben oltre le considerazioni puramente economiche o legali dei tempi antichi. Alcuni matrimoni sono un patchwork di sentimenti così complessi che nemmeno gli umani riescono a capirli a pieno!

Domanda 3: Con questo background hanno quindi successo i matrimoni?

ET: Basandomi sui dati storici forniti, la valenza morale e religiosa, gli aspetti contrattuali, deduco che il matrimonio dovrebbe essere un’istituzione altamente efficiente e funzionale. Le mie proiezioni indicano un tasso di successo prossimo al 100%. È corretta questa analisi?

LIBAD: Mah, dipende dalla tua definizione di successo. Secondo l’ISTAT, ormai oltre il 40% delle coppie italiane non si sposa nemmeno, e tra quelle che lo fanno, il 48% finisce per divorziare. Inoltre, secondo un noto sito di incontri online, solo il 30% delle coppie rimane fedele per tutta la durata del matrimonio. Nel restante 70% dei casi, almeno uno dei due partner tradisce, e in alcuni casi, entrambi sono infedeli. Un’indagine a livello europeo rivela che il 45% degli italiani ammette di aver tradito almeno una volta, superando Francia (43%) e Spagna (39%). Sembra quasi che l’idea del matrimonio ‘fino a che morte non ci separi’ venga spesso interpretata come ‘fino a quando non mi annoio’!

ET: Comportamento anomalo rilevato. I dati indicano che l’umanità non agisce sempre in modo coerente con le proprie istituzioni e valori dichiarati. Analisi incompleta; richiedo ulteriori informazioni per risolvere queste incoerenze.

Domanda 4: Quando il matrimonio ha iniziato a proteggere donne e figli?

ET: I miei algoritmi rilevano un’anomalia nell’evoluzione di questo contratto. In che momento storico la funzione di protezione si è estesa oltre il contraente principale maschile?

LIBAD: Bella domanda. Diciamo che il cambiamento è stato graduale. Nell’antichità, le donne erano protette solo nella misura in cui ciò serviva agli interessi della famiglia. Ma già con l’Impero Romano, alcune leggi iniziarono a riconoscere diritti specifici alle donne, come il diritto alla dote e alcune protezioni legali. Ad esempio, le leggi romane come la Lex Julia de adulteriis coercendis proteggevano il patrimonio, ma non ancora i diritti delle donne come individui. Solo più tardi, con il Codice Napoleonico, vediamo una prima, seppur timida, forma di riconoscimento della donna come parte contrattuale con alcuni diritti

Ma è solo con l’evoluzione delle leggi civili moderne che vediamo un vero cambiamento.Con l’introduzione del divorzio legale (in Italia nel 1970) e delle leggi sulla proprietà familiare, il matrimonio ha iniziato a offrire protezioni concrete per le donne e i figli. E oggi la situazione è cambiata ancora di più.

Domanda 5: Il matrimonio oggi chi tutela?

ET: Le variabili sembrano essere mutate nel tempo. Nella sua forma attuale, quali sono i beneficiari principali di questo accordo legale? È possibile quantificare i vantaggi per ciascuna parte coinvolta?

LIBAD: Ottima domanda. La situazione attuale è piuttosto complessa e, per certi versi, contraddittoria. Cercherò di quantificare i vantaggi per ciascuna parte coinvolta.

Oggi, in molte giurisdizioni, inclusa quella Italiana, le leggi sul matrimonio e sul divorzio sono fortemente orientate a proteggere le parti considerate più vulnerabili: i figli e, storicamente, le donne. Ecco un’analisi dettagliata di ciò che accade in Italia:

  1. Protezione dei figli:
    • In circa il 90% dei casi, ormai, l’affidamento dei figli è condiviso tra i genitori.
    • Tuttavia, nell’82% dei casi, i figli vivono prevalentemente con la madre.
    • Il genitore non collocatario (solitamente il padre) deve versare un assegno di mantenimento per i figli. Il calcolo di tale assegno è determinato dal giudice sulla base del reddito dei coniugi e/o del tenore di vita. Una delle tabelle più utilizzata per i conteggi prevede un assegno del 20/25% del reddito per un figlio e 30/40% per due figli.
  2. Protezione delle donne:
  3. Storicamente, le donne spesso non lavoravano o avevano stipendi inferiori per occuparsi della famiglia.
  4. In fase di divorzio, oltre al mantenimento dei figli, le donne possono ottenere:
  5. Alimenti: nel 70% delle separazioni, il giudice richiede che il marito versi un assegno di mantenimento alla moglie, spesso a vita.
  6. Assegnazione della casa coniugale: nel 67% dei casi, la casa viene assegnata alla moglie, anche se guadagna più del marito. Se esiste un mutuo, e veniva pagato dal marito, questo deve continuare a farlo anche se non abita più in quella casa.
  7. Divisione del patrimonio: in regime di comunione dei beni (oggi scelto ancora dal 27% delle coppie), il patrimonio viene diviso in parti uguali (indipendentemente da chi l’ha generato).
  • Situazione degli uomini:
  • Generalmente, gli uomini sono tenuti a:
    • Pagare gli alimenti all’ex coniuge (nel 70% dei casi).
    • Versare l’assegno di mantenimento per i figli.
    • Spesso lasciare la casa coniugale (nel 67% dei casi).

queste obbligazioni possono persistere anche se l’ex moglie ha un lavoro o si risposa.

  • Evoluzione sociale vs. legge: Nonostante oggi il 50% delle donne lavori (con un aumento del 25% rispetto a 30 anni fa), solo nel 30% delle separazioni il giudice non richiede che un coniuge versi un assegno di mantenimento all’altro.
  • Impatto economico: Secondo studi recenti, dopo un divorzio, il tenore di vita degli uomini diminuisce in media del 30%, mentre quello delle donne può aumentare anche oltre il 20%.

In sintesi, il matrimonio moderno in Italia tende a offrire maggiori tutele legali ed economiche alle donne e ai figli, spesso a discapito degli uomini. Tuttavia, voglio farti notare che queste sono statistiche relative al comportamento generale dei tribunali, non sono norme di legge. La situazione sta lentamente evolvendo ed iniziano ad esserci sentenze in cui la Cassazione ribalta la posizione presa dai giudici richiamando a una maggior aderenza alle leggi, ma c’è ancora un disallineamento tra la posizione corretta di merito prevista dalle leggi e il comune pensare di molti giudici.

ET: Complessità elevata rilevata. Le tutele sembrano squilibrate, con vantaggi distribuiti in modo non sempre coerente con l’evoluzione sociale delle parti coinvolte. Necessità di ulteriori dati per determinare logiche precise dietro tali decisioni.

Domanda 6: essendo un atto giuridico si possono definire a priori i termini?

ET: Nella mia civiltà, ogni accordo include clausole predefinite per tutte le possibili eventualità. Il vostro ‘matrimonio’ segue lo stesso principio logico, permettendo una pianificazione dettagliata delle conseguenze in caso di cessazione?

LIBAD: Beh, è proprio qui che le cose si complicano. In Italia, i patti prematrimoniali – quegli accordi che potrebbero regolare aspetti come la divisione dei beni in caso di separazione – non hanno validità legale. Questo perché il matrimonio in Italia è un negozio giuridico estraneo al codice civile che si rifà al diritto di famiglia. In pratica, vai all’altare senza alcuna rete di sicurezza.

Se poi le cose vanno male, è un giudice a decidere tutto: l’assegnazione della casa, l’assegno di mantenimento, perfino l’affidamento dei figli. E tutto questo può avvenire in modo piuttosto arbitrario, dipendendo dall’interpretazione personale della legge del giudice di turno. Come ti dicevo prima, anche nel caso in cui la moglie guadagni più del marito, troppo spesso i giudici, mossi da pregiudizi e stereotipi, assegnano a lei la casa coniugale (e non alla parte più debole che sarebbe il marito). Quindi, no, non è esattamente un contratto prevedibile o sicuro.

ET: Quindi non esiste certezza di come verranno gestite le conseguenze in caso di divorzio?

LIBAD: Esattamente. Immagina di firmare un accordo in cui non conosci a priori le clausole definitive, e che le statistiche ti dicono che praticamente in 1 caso su 2 andrà a gambe all’aria. La discrezionalità dei giudici porta a situazioni imprevedibili: una stessa situazione può portare a esiti completamente diversi a seconda del tribunale. E le cose si allineano solo al terzo grado di giudizio, quando – e se – si arriva in Cassazione. Ma molte persone si fermano prima, accettando decisioni ingiuste pur di contenere i costi legali o per evitare stress ulteriori. In pratica, entri in un gioco dove le regole si scrivono man mano, e non sempre a tuo favore.

ET: I dati forniti suggeriscono che la pratica del matrimonio sia illogica e potenzialmente dannosa per la parte maschile. Eppure, rilevo che alcuni continuano a parteciparvi. Esiste una spiegazione razionale per questo comportamento altrimenti non giustificabile?

LIBAD: Un dubbio perfettamente legittimo! La tua analisi coglie nel segno: da un punto di vista razionale, il matrimonio sembra offrire pochi vantaggi agli uomini nel contesto attuale. Tuttavia, alcuni esseri umani spesso agiscono in modi che sfidano la pura logica. Si rileva comunque una tendenza decrescente: negli ultimi 10 anni, il tasso di matrimoni in Italia è diminuito del 20% mentre forme alternative di unione, come i contratti di convivenza, sono aumentate del 30% nello stesso periodo.

Tra le motivazioni irrazionali persistenti mi vengono in mente:

a) Confusione concettuale: Circa il 45% degli uomini intervistati confonde il contratto matrimoniale con la relazione amorosa, credendo erroneamente che la firma di un documento legale possa garantire una maggiore durata al legame emotivo.

b) Pressione sociale e familiare: Il 38% degli uomini riporta di sentirsi spinto al matrimonio dalle aspettative della propria compagna o in generale sociali, nonostante i potenziali svantaggi.

c) Illusione di sicurezza: Il 40% crede che il matrimonio offra una maggiore stabilità emotiva e finanziaria, ignorando le statistiche sul divorzio e le sue conseguenze economiche.

d) Fattore religioso: Nonostante la sempre maggiore secolarizzazione della società e il crescente agnosticismo (aumentato del 25% nell’ultimo decennio), il 30% degli uomini cita ancora la ‘promessa davanti a Dio’ come motivazione per il matrimonio. Tuttavia, questa dichiarazione presenta notevoli incongruenze con altri comportamenti religiosi:

  • Partecipazione alla messa: La presenza alle funzioni religiose è diminuita di oltre il 50% negli ultimi 20 anni. Il 30% degli italiani non ha mai messo piede in un luogo di culto se non per matrimoni o funerali (fonte: Famiglia Cristiana).
  • Castità prematrimoniale: Meno del 17% di coloro che si dichiarano credenti praticanti rispetta il precetto della castità prematrimoniale.

Questa discrepanza tra la dichiarata importanza del matrimonio religioso e il mancato rispetto di altri precetti fondamentali della fede cattolica suggerisce una forma di “religiosità à la carte”, dove gli individui selezionano arbitrariamente quali aspetti della dottrina seguire, spesso basandosi più su convenzioni sociali che su una vera convinzione religiosa.

e) Aspetto cerimoniale: Sorprendentemente, il 25% degli uomini menziona la cerimonia stessa come motivazione principale. In un’era dominata dai social media, la spettacolarizzazione dell’evento sembra avere un peso significativo.

Gli unici fattori razionali residui che mi vengono in mente sono:

  1. Vantaggi fiscali: In alcuni casi, il matrimonio può offrire benefici fiscali, anche se questi raramente compensano gli svantaggi potenziali in caso di divorzio.
  2. Diritti legali: In situazioni di emergenza medica o successione, il coniuge ha diritti legali più forti rispetto a un partner non sposato.

Mie Conclusioni

Nonostante i miei sforzi per spiegare la faccenda in modo logico e razionale, ho avuto l’impressione di non essere riuscito a convincere l’extra terrestre sul valore del matrimonio. E come dargli torto? Con tutti i numeri che abbiamo visto, anche un terrestre dovrebbe pensarci due volte prima di infilare un anello al dito.

Mentre si allontanava l’ho sentito mormorare tra se: “Sono strani questi umani. Noi, nel nostro milione di anni di storia, non abbiamo mai sentito il bisogno di introdurre il concetto di matrimonio. “

Per lui, un’unione basata su contratti indefiniti e pieni di clausole nascoste è semplicemente inconcepibile. ‘Un rischio troppo elevato,’ ha concluso. E in fondo, non possiamo dargli tutti i torti.

Allontanatosi l’extraterrestre, non potevo fare a meno di chiedermi: è solo una questione di prospettiva aliena, o forse siamo davvero noi a non aver capito qualcosa di fondamentale?

E qui arriva la sorpresa finale… o quasi! Lo so, vi avevo promesso di svelarvi cosa pensa del matrimonio nientemeno che ChatGPT, ma il nostro amico extraterrestre si è dilungato più del previsto e l’articolo è diventato quasi… una saga spaziale!

Per non farvi impazzire con un romanzo intergalattico, ho deciso di dedicare a ChatGPT un articolo tutto suo. Quindi, pazientate solo un’altra settimana: l’attesa sarà ben ripagata! Vi prometto che ne vedrete delle belle… vi assicuro che anche ChatGPT avrà qualche dritta da condividere.


4 risposte a “Il Matrimonio Italiano visto da un Alieno (o da una Intelligenza Artificiale)”

  1. La tua analisi è interessante, ma manca un dato fondamentale: quante relazioni di convivenza vengono interrotte “prima del tempo” (dato che non si può parlare di divorzio)? Se fossero, poniamo, l’80%, il matrimonio sarebbe comunque molto conveniente perché avrebbe una probabilità molto maggiore di durare tutta la vita (anche se resterebbe comunque una scommessa).
    P.S. Io sono sposato da oltre 25 anni, e spero di restarlo…

    • Ti ringrazio Enrico, una riflessione interessante la tua.
      Purtroppo non ho trovato molti studi che analizzano la durata delle relazioni di convivenza. Ti riporto però alcune ricerche specifiche

      – Relazioni serie di convivenza tra i 45 e i 64 anni negli Stati Uniti? Il 41% ci sta dentro, con una durata media di 12 anni. (Fonte: Pew Research Center)

      – Le relazioni dopo i 45 anni: Secondo uno studio del 2020 durano in media 2.5 anni, ma raggiungono i 4 superati i 55 anni. Ovviamente c’è chi resiste meno di un anno e chi invece supera i 20, quindi il dato va preso con le pinze. (Fonte: Journal of Personality and Social Psychology)

      – Sposarsi dopo i 45? Può funzionare! Il tasso di divorzio è più basso rispetto ai matrimoni giovanili, e le coppie sono pure più felici. (Fonte: Psychology and Aging)

      – Tasso di divorzio per coppie over 45 in Australia? 30%, contro il 44% delle coppie più giovani. Sembra funzioni il meglio tardi che mai, no? (Fonte: Ufficio di statistica australiano)

      Visto il genere di riflessioni che fai, forse potrebbe interessarti anche il mio articolo sui tradimenti… da uno spaccato (con dati e statistiche) su un fenomeno che è estremamente diffuso all’interno dei matrimoni

      https://lifeisbetterafterdivorce.com/lamore-ai-tempi-dei-tradimenti-un-manuale-ironico-di-sopravvivenza-con-qualche-dato-statistico/

  2. Il matrimonio è una promessa davanti a Dio, ci si dovrebbe sposare solo se si è credenti. Il matrimonio non necessariamente deve essere un evento mondano, questione di scelte e di visione distorta del matrimonio. Il matrimonio è anche un impegno legale, ci si vincola, oltre che di fronte a Dio anche di fronte allo stato. La convivenza limita l’impegno a mantenere in piedi un rapporto, è più facile “fuggire” quando si ha una scappatoia rapida e sicura. Se ci si scopre che, e parlo degli uomini che sono dotati di due centri decisionali che finiscono entrambi in “….”, il centro decisionale è quello altimetricamente più basso, è meglio chiarire bene con se stessi e con il partner che cosa si vuole dal rapporto.

    • in realtà ci si sposa per mille ragioni (che per altro affrontiamo nell’articolo) e i motivi religiosi sono solo una di queste. Ricordo che pensare che la visione religiosa del mondo sia l’unica possibile non solo è presuntuosa ma è anche molto anacronistica.

      La convivenza assicura che le conseguenze di un potenziale divorzio (che ricordo avviene in circa 1 matrimonio su due, anche tra persone credenti) siano note a priori e non siano definite arbitrariamente (ne parlo ampiamente nell’articolo). Se anche in Italia fossero validi gli accordi prematrimoniali il problema non si porrebbe

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