Immaginate un futuro non troppo lontano, diciamo una quindicina d’anni da oggi. La tecnologia ha fatto passi da gigante e un’azienda, Soul Connex, ha creato un test che può rivelarvi con precisione scientifica chi è la vostra anima gemella. Non più appuntamenti al buio, dubbi o scelte sbagliate. Basta un campione di DNA e un algoritmo avanzatissimo farà il resto: un vero amore garantito da un algoritmo. Una risposta definitiva, scientifica, incontrovertibile.
Suona come un sogno? O forse come un incubo?
Questa è l’idea alla base della serie Soulmates, in cui l’amore, il più misterioso dei sentimenti umani, viene ridotto a una formula scientifica. Ma al di là della fantascienza, questa premessa ci porta a interrogarci su questioni molto attuali: faresti il test? ti fideresti di un amore garantito da un algoritmo? E se fossi già in una relazione? Resisteresti alla tentazione di scoprire se c’è qualcuno là fuori che, geneticamente e psicologicamente, è “perfetto” per te?
Da sempre l’amore si nutre di poesia, di mistero, di incognite. Ma cosa succederebbe se potessimo eliminare tutte queste variabili? Sarebbe davvero la chiave per una felicità duratura, o finiremmo per scoprire che la certezza spegne la magia?
E poi, più in generale: che ruolo avrebbero il matrimonio e la monogamia in un mondo dove trovare la “persona giusta” diventa una questione di scienza?
Per noi divorziati o separandi, che spesso ci interroghiamo sulle seconde possibilità e sul senso stesso delle relazioni, queste domande diventano ancora più significative. Vogliamo affidarci di un algoritmo per scoprire l’amore, o dobbiamo imparare a costruirlo noi stessi?
In questo articolo, ispirato da Soulmates, esploreremo queste e altre domande, spaziando tra scenari futuristici e dilemmi molto, molto attuali. Siete pronti a mettere in discussione tutto ciò che pensavate di sapere sull’amore?
Il fascino della certezza e il rischio di perdere la magia
C’è qualcosa di profondamente attraente nella promessa di Soul Connex: un algoritmo che elimina ogni dubbio e ci guida verso l’unica persona destinata a renderci felici. Quante volte ci siamo chiesti, dopo una relazione finita male, se il problema fosse una scelta sbagliata o se, semplicemente, non era la persona giusta? E quante altre abbiamo desiderato che esistesse un modo per sapere, senza ombra di dubbio, che non stavamo sprecando il nostro tempo?
Ma la certezza, per quanto rassicurante, non è priva di conseguenze. La poesia dell’amore, quel mistero che lo rende unico e prezioso, risiede proprio nell’imprevedibilità. Scegliere qualcuno è un atto di fiducia, di scoperta e di costruzione reciproca. Sapere tutto in anticipo potrebbe spegnere la magia che rende unica una relazione.
Gli studi psicologici sul “paradosso della scelta“, come quelli di Barry Schwartz, ci insegnano che più siamo sicuri delle nostre decisioni, meno tendiamo ad apprezzarne il valore. E se un algoritmo ci dicesse chi amare, ci sentiremmo davvero felici, o ci domanderemmo costantemente se il nostro rapporto è “perfetto” quanto prometteva la scienza?
E dite la verità: chi vorrebbe un primo appuntamento senza la suspense di scoprire se l’altro sa comportarsi a tavola? 😏
La verità è che, per molti, il mistero e l’incertezza sono una parte essenziale dell’amore.
I numeri dell’amore moderno
La realtà, a ben guardare, non è poi così lontana dalla fiction. Secondo uno studio del Pew Research Center del 2023, il 30% delle coppie americane si è conosciuto online, una percentuale che sale al 48% tra i millennials. In altre parole, gli algoritmi stanno già influenzando le nostre scelte romantiche, anche se non con la precisione assoluta del test mostrato in Soulmates.
La Dott.sa Helen Fisher, antropologa biologa e ricercatrice capo per Match.com, ha dedicato anni a studiare i meccanismi biologici dell’amore. Secondo le sue ricerche, esistono effettivamente pattern chimici e neurologici che rendono alcune persone più compatibili di altre. Ma questo non significa davvero che esista una sola “anima gemella” per ciascuno di noi (ne abbiamo parlato a lungo nell’articolo il Principe azzurro è morto: scopri perchè questa ricerca non ha mai avuto senso)
Anche la Fisher ne è convinta: la biologia può suggerire affinità, ma costruire una relazione resta un processo complesso e profondamente umano.
La psicologa Esther Perel, celebre per il suo lavoro sulle relazioni moderne, aggiunge un altro paradosso intrigante: “Più opzioni abbiamo, più difficile diventa scegliere e più insoddisfatti siamo delle nostre scelte.” E forse è proprio questa abbondanza a farci sentire più soli: davanti a infinite possibilità, ogni decisione sembra incompleta, ogni partner potenzialmente “sbagliato.”
La tentazione del test: e se fossimo felici ma incompleti?
Immaginate di essere in una relazione stabile e soddisfacente. Non perfetta, ma… esiste una relazione che lo sia davvero?
Eppure, un giorno vi trovate davanti alla possibilità di sapere con certezza se esiste qualcuno là fuori che, almeno sulla carta, è più compatibile con voi di chi avete accanto. Resistereste alla tentazione di fare il test?
È questo il grande interrogativo che Soulmates solleva, e che si insinua nelle pieghe della felicità relazionale. Anche nelle relazioni felici, è difficile ignorare l’idea che esista qualcosa di meglio. Questa “tentazione del test” parla della nostra insoddisfazione cronica, alimentata dalla cultura moderna che celebra il miglioramento continuo, non solo in ambito personale e professionale, ma anche relazionale.
Il Dr. Barry Schwartz, nel suo libro The Paradox of Choice, avverte che l’abbondanza di possibilità non solo complica la scelta, ma amplifica il rimpianto per ciò che avremmo potuto scegliere.
Matrimonio e monogamia: un modello ancora valido?
La premessa di Soulmates ci costringe a riflettere su un tema più ampio: in un mondo in cui la scienza può determinare la compatibilità romantica, hanno ancora senso il matrimonio e la monogamia? Per secoli, il matrimonio è stato il pilastro delle relazioni umane, ma la sua natura è cambiata nel tempo: da contratto economico e sociale a simbolo di amore eterno e soddisfazione personale. Eppure, i numeri raccontano una storia diversa. Oggi, quasi il 50% dei matrimoni in Italia finisce in divorzio, e molte coppie scelgono di non sposarsi affatto.
Il concetto di “anima gemella”, già carico di aspettative irrealistiche, diventa ancora più problematico in un contesto in cui un algoritmo può suggerirci che c’è qualcuno di più compatibile là fuori. Se l’amore si riduce a una questione di compatibilità scientifica, ogni relazione rischia di diventare temporanea, valida solo fino a quando… un nuovo algoritmo non ci suggerirà altrimenti.
Intendiamoci, non sto dicendo che sia sbagliato. Non ho mai creduto che la durata di una relazione debba essere definita da un vincolo contrattuale come il matrimonio, ma piuttosto alimentata da quanto entrambi i partner ci mettono ogni giorno. Però qui il problema è un altro: la responsabilità si sposta completamente fuori dalla coppia, delegandola a un algoritmo.
Forse non è un caso che app come Tinder e Bumble, che usano algoritmi per connettere persone “compatibili”, abbiano avuto così tanto successo: un test infallibile come quello di Soulmates potrebbe risultare irresistibile.
La serie solleva anche un’altra domanda: perché continuiamo a giudicare chi sceglie percorsi alternativi? Relazioni aperte, poliamore, coabitazioni senza vincoli legali… tutte scelte che, proprio perché non mainstream, vengono spesso guardate con sospetto o superiorità. È forse l’ennesima conferma che, nell’era della libertà individuale e delle infinite possibilità, il matrimonio sia diventato un’istituzione arcaica, ormai priva di reale valore, se non quello religioso? (vedi nostro articolo su Il matrimonio Italiano visto da un Alieno)
Gli antropologi ci ricordano che la monogamia non è sempre stata lo standard universale: molte culture hanno praticato (e praticano ancora) forme di poligamia o relazioni fluide. L’antropologo David Barash, ad esempio, osserva che la monogamia è un adattamento culturale più che una necessità biologica, e che l’essere umano ha sempre esplorato configurazioni diverse per rispondere ai propri bisogni relazionali.
Per chiarezza, personalmente non sono pronto (e probabilmente non lo sarò mai!) a poligamia, relazioni aperte o fluide… ma se il futuro ci offre la possibilità di scegliere tra modelli diversi, non sarebbe il caso di smettere di giudicare e iniziare a chiederci cosa funziona davvero per noi, come individui?
L’identità personale e la scelta delegata: chi siamo senza l’amore?
A questo punto vale la pena richiamare il tema dell’identità personale (già affrontato in parte nell’articolo Io non sono il mio Matrimonio), perché il test di Soulmates sembra quasi una provocazione filosofica. Affidare a un algoritmo la scelta del partner perfetto non mette in discussione solo i modelli relazionali tradizionali, ma ci costringe a confrontarci con una domanda molto più profonda: chi siamo senza le nostre relazioni?
Da sempre, l’amore e le relazioni definiscono una parte importante della nostra identità. Scegliere un partner non significa solo trovare qualcuno con cui condividere la vita, ma anche delineare chi siamo e chi vogliamo diventare. Ma cosa succede se questa scelta ci viene tolta, se a decidere per noi è un algoritmo? Riusciamo davvero a conservare la nostra individualità?
La psicologa Esther Perel, nel suo lavoro sulle relazioni moderne, sottolinea come l’amore romantico sia diventato un “veicolo di autodefinizione”. In passato, il partner era un compagno per superare le difficoltà della vita; oggi, invece, è qualcuno che ci ispira a essere la versione migliore di noi stessi. Ma se è un algoritmo a scegliere per noi, rischiamo di perdere quella tensione creativa tra ciò che siamo e ciò che vogliamo diventare.
La responsabilità delle nostre decisioni – e con essa il fallimento – si sposta da noi all’algoritmo. E se la relazione non funziona, di chi è la colpa? Nostra, che ci siamo fidati, o dell’algoritmo, che ci ha illusi? (Le lamentele su Tinder, Meetic e Hinge vi suonano familiari? 😏).
Se tutto, dall’amore al lavoro, da ciò che leggiamo a ciò che guardiamo, viene deciso per noi da sistemi sempre più sofisticati, rischiamo di diventare spettatori passivi della nostra stessa vita. Forse, la vera domanda non è tanto “chi è la mia anima gemella?” quanto “sono pronto a lasciare che un algoritmo mi definisca?”
E se il vero algoritmo fossimo noi?
Alla fine, forse il test di Soulmates non riguarda tanto la scienza o la tecnologia, quanto il nostro desiderio umano di certezze in un ambito – l’amore – che per sua natura è incerto e mutevole. Invece di cercare risposte in un algoritmo infallibile, dovremmo chiederci cosa ci spinge a voler sapere tutto in anticipo. È la paura di sbagliare? O, più profondamente, il timore di affrontare l’imprevedibilità che rende le relazioni autentiche?
L’amore, in fondo, non è mai stato una formula esatta. Anche se potessimo calcolarlo al millimetro, rimarrebbe sempre qualcosa di indefinibile, di irripetibile: la scintilla di due persone che decidono di costruire qualcosa insieme.
Invece di delegare a un algoritmo la ricerca della felicità, forse dovremmo rivolgere lo sguardo verso noi stessi. La psicologa Esther Perel sottolinea come una solida autostima sia fondamentale per costruire relazioni sane e appaganti.
Conoscere e accettare chi siamo, con i nostri punti di forza e le nostre vulnerabilità, ci rende più capaci di amare e di essere amati. In questo modo, possiamo affrontare l’incertezza delle relazioni con maggiore fiducia, senza la necessità di certezze artificiali.
Il futuro, con tutti i suoi test, algoritmi e promesse di certezza, non potrà mai eliminare il rischio insito nelle relazioni. Ma forse è proprio lì che risiede la loro bellezza: nella possibilità di continuare a cercare e costruire connessioni significative, giorno dopo giorno, con tutti i dubbi e le sorprese che questo comporta.
Quindi, alla fine, non importa se sceglierete di fare il test o di continuare a fidarvi del caso. Ciò che conta è ricordare che, algoritmi o meno, siamo sempre noi a decidere cosa significa amare e come farlo.
P.S. A chi decidesse di vedere Soulmates ispirato da questo articolo, suggerisco di saltare tranquillamente l’ultimo episodio che a mio avviso vuole essere un tentativo di scimmiottare Black Mirrors ma che poco ha a che fare con i temi qui affrontati